Emiliano vede la Giunta: caccia ai nomi dopo i “no”. E Conte lo bacchetta

Emiliano vede la Giunta: caccia ai nomi dopo i “no”. E Conte lo bacchetta
di Alessandra LUPO
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Lunedì 22 Aprile 2024, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 10:38

Barricato nel suo ufficio e deciso a non replicare alle ulteriori prese di posizione dei suoi principali alleati (e ora censori) che continuano a bacchettarlo, Michele Emiliano è alle prese con la piccola-grande rivoluzione che dovrà consentirgli di tenere in piedi la Regione Puglia e anche la sua variopinta maggioranza. Per la seconda settimana di seguito la riunione dell’esecutivo prevista per il lunedì è stata anticipata alle 10, questa volta però le «comunicazioni urgenti» aggiunte ai punti all’ordine del giorno previsti fanno presagire che dopo il lungo e meditabondo silenzio del presidente potrà venire fuori qualcosa sull’imminente rimpasto. Un rimaneggiamento richiesto espressamente dal partito nazionale, con cui Emiliano è stato in contatto in tutti questi giorni, lasciando anche i sodali più stretti senza grossi indizi sulle sue intenzioni. Del rimpasto infatti circolano varie versioni più o meno accreditate: imminente e chirurgico (solo Maurodinoia e i due tecnici), cauto e ragionato, con una sostituzione di 5-6 teste e anche un giro di deleghe tra i presenti in giunta.

«La notizia è che anche noi del Pd brancoliamo nel buio», confidano dai ranghi del partito democratico, senza nascondere una certa frustrazione per essere gli ultimi a conoscere le intenzioni di Emiliano sia sulla giunta sia sui cambi nella macchina amministrativa, che pure arriveranno attraverso l’avviso per i capi di dipartimento pubblicato un mese fa.

Il Pd, che ha infatti subìto il danno maggiore dalla bufera giudiziaria che ha coinvolto Anita Maurodinoia, vedendosi prima sfumate le primarie baresi e dopo costretto a sacrificare due dei suoi consiglieri in Regione, esce colpito e frastornato dall’intera vicenda che incrocia pericolosamente la composizione delle liste, anche per le Europee.

Emiliano oggi dovrebbe confrontarsi nuovamente con i democratici, che dovranno per lo meno indicare il nome che subentrerà in giunta all’assessora barese ai Trasporti. Meglio se donna come l’uscente.

I nomi 

Ma intanto nella seduta di giunta è comprensibile che il presidente intenda condividere anzitutto con il suo esecutivo i piani per il futuro che lo riguardano da vicino. Tanto più che nell’esecutivo siedono ancora gli assessori ritenuti in bilico, anzitutto i tecnici: Rocco Palese - che sembra destinato all’uscita anche in virtù della sua provenienza politica mal digerita dai puristi - e Anna Grazia Maraschio, su cui invece pesa il borsino del rapporto altalenante di Emiliano con Sinistra Italiana e Nichi Vendola.

Ma ci sono anche Gianni Stea, pure lui legato al solo presidente e quindi alla stregua di un tecnico e poi Gianfranco Lopane, assessore al Turismo di “Con”, tirato in ballo da un’indagine sulle aziende della moglie convenzionate con la Regione. A loro, da settimane sui giornali come teste pronte a cadere, Emiliano deve un chiarimento. Prima di passare alla ridistribuzione delle deleghe rimaste vacanti, cui si aggiungono quelle del M5s. Con la messa in quarantena di Emiliano e della sua maggioranza fino alla completa guarigione dalle febbri giudiziarie, i pentastellati hanno lasciato libero l’assessorato al Welfare di Rosa Barone, così come la delega consiliare alla Cultura di Grazia Di Bari e persino la casella della vicepresidenza del Consiglio di Cristian Casili. Tutte postazioni che sino a un mese fa avrebbero fatto gola a chiunque e che invece oggi certificano l’indebolimento della maggioranza Emiliano, anche nei numeri in Consiglio (tanto da essere costretti a farlo rinviare di 2 settimane per non rischiare sorprese).

E in questo momento così difficile Emiliano non sembra poter contare su grandi alleati. I candidati di «altissimo profilo» che si immaginavano in giunta per lo sprint finale per ora restano solo suggestive e reiterate ipotesi al femminile ma senza grande fondamento. Perché indisponibili o mai contattate.

Lo stesso M5s, cui Emiliano ha dedicato tante energie, non sembra affatto ricambiare le attenzioni e proprio ieri Giuseppe Conte rincarava la dose: «Io sarei andato in Puglia per salvare Emiliano? Ma se noi siamo andati a dire usciamo dalla giunta, io sono andato a salvarlo? Ditemi se non sono schiaffi oggettivi. Non potevamo far finta di niente», ha commentato il leader del Movimento 5 Stelle a La Repubblica delle Idee. «Tra l'altro - ha aggiunto - io usando il termine cacicchi ho richiamato le parole con cui Schlein ha conquistato i voti».

Intanto, sempre per oggi, il centrodestra ha annunciato una conferenza stampa in Regione per denunciare quanto sta accadendo. Dopo gli anni in cui i banchi dell’opposizione erano una riserva di caccia per Emiliano e i suoi, ora la minoranza regionale è infatti tornata a credere in se stessa: da una parte perché vede tremare il fortino rosso sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. Dall’altra, grazie al sorpasso al fotofinish, con cui ha portato a casa il candidato sindaco alle comunali baresi prima del centrosinistra recuperando in una manciata di giorni il ritardo accumulato. E ora ha tutta l’intenzione di cavalcare l’onda fino alla fine.

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