Puglia, la solitudine di Emiliano: i diktat di M5s, SI e Azione e i primi addii del suo staff

Puglia, la solitudine di Emiliano: i diktat di M5s, SI e Azione e i primi addii del suo staff
di Alessandra LUPO
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Giovedì 18 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 13:23

L’aria che si respira in Regione è piuttosto cupa e dopo le dimissioni obbligate dell’assessore ai Trasporti Anita Maurodinoia e quelle su richiesta del capogruppo Pd Filippo Caracciolo e del consigliere dem Michele Mazzarano, un’altra testa cade in Regione: l’ex sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi ieri si è infatti dimesso dallo staff del presidente Emiliano, di cui era consigliere. «Dopo un'attenta riflessione ho rinunciato all’incarico conferitomi dal Presidente come Consigliere alla Task force e Politiche del Lavoro - ha spiegato Riccardi -. Tale decisione scaturisce da ragioni lavorative, nonché dalla consapevolezza della delicata fase politica che sta attraversando l’Ente, che impone la necessità di evitare strumentalizzazioni derivanti dalla mia posizione, che mi vede colpito da declaratoria di incandidabilità in via definitiva - provvedimento impugnato davanti alla Corte europea per i diritti dell'uomo». Prima di entrare nella “black list” morale della Regione, Riccardi, ex consigliere regionale tra i più suffragati in Puglia, ha quindi scelto di farsi da parte. L'operazione di ripulitura pretesa da Elly Schlein insomma va avanti così come quella di voler dare un segnale inequivocabile di buona volontà al M5s rischia di avere un prezzo altissimo per la maggioranza di Michele Emiliano, che perde pezzi importanti e altri potrebbe perderne con il rimpasto imposto al presidente.

Il rimpasto

Le sostituzioni in ballo «con nomi di altissimo profilo» per ora sono quelle indicate nel vertice di maggioranza di martedì scorso e dovrebbero riguardare l’assessorato ai Trasporti lasciato vacante da Maurodinoia e i due assessori tecnici nominati da Michele Emiliano, ossia Rocco Palese e Annagrazia Maraschio.

Se per l’assessore alla Sanità però la questione attiene al rapporto diretto col presidente, che lo strappò a una lunga militanza nel centrodestra facendone un simbolo della “conversine” all’emilianismo, per l’assessora all’Ambiente il discorso riguarda invece l’accordo politico con Sinistra Italiana, oggi messo a dura prova anche dalla situazione barese: Michele Laforgia sostenuto anche da M5s e Convenzione, e Vito Leccese, appoggiato da Pd, Verdi e Azione hanno infatti ufficializzato che andranno divisi alle Comunali.

E ora sul rimpasto chirurgico in Regione, Sinistra Italiana non ci sta: «Il senso ultimo della vicenda, così come presentata, si risolve in un cambio di nomi, con il danno ulteriore che la nostra Anna Grazia Maraschio venga percepita come uno degli elementi problematici della giunta dal punto di vista etico - si legge in una nota a firma del segretario regionale del partito, Cosimo Damiano Di Lernia -. Un paradosso. Anna Grazia Maraschio è uno degli esponenti dalla lineare storia politica e dall’incontestabile profilo morale».

Il partito di Nichi Vendola pone quindi l’accento sui temi discussi nel vertice di maggioranza e «scomparsi dalle dichiarazioni finali»: dal cambio dello statuto regionale per rendere più democratica la giunta e più indipendente il consiglio regionale alla la revisione della legge elettorale fino alla rotazione dei dirigenti, un maggiore controllo dei partiti e dei soggetti politici sulle attività politiche, ma anche il tetto alla quantità di liste che si possono presentare alle elezioni, «per evitare la proliferazione di finte civiche, che spesso stanno alle dirette dipendenze del capo di turno».

La rotazione dei dirigenti era per altro tra i cavalli di battaglia di Azione, che ieri l’ha ribadita in forma di aut-aut: «Tra l’avallo delle finzioni elettorali di Conte, gli attacchi ingiusti alla Schlein e gli annunci su mirabolanti deleghe assessorili, noi abbiamo posto alcune condizioni di legalità, su cui a oggi non abbiamo avuto alcuna risposta e che rappresentano condizioni alla nostra decisione di sostenere uno sforzo all’insegna del buon governo - scrivono i calendiani Fabiano Amati, Ruggiero Mennea e Sergio Clemente -: la rotazione simultanea e immediata di tutti i dirigenti di sezione e servizio, sì tutti gli assessorati e in carica da più di tre anni, anche in deroga alle tempistiche più larghe previste dal Piano anticorruzione, la rotazione simultanea e immediata di tutti i direttori dei dipartimenti; la rotazione simultanea e immediata dei Dg delle Asl, anche perché già decaduti per sforamento della spesa farmaceutica. Queste condizioni sono da inserire nel preambolo di ogni protocollo di legalità, che in questo momento ci viene chiesto di sottoscrivere su proposta dei Cinquestelle».

Emiliano si trova insomma in una stretta, in cui nemmeno i pentastellati a cui ha voluto con forza tendere la mano, tanto da congelare l’assessorato al Welfare di Rosa Barone sperando in un veloce ritorno in maggioranza, gli rendono le cose facili: «Abbiamo posto delle condizioni alla giunta Emiliano e attendiamo delle risposte - spiega il vicepresidente del Movimento, Mario Turco -. Abbiamo proposto delle soluzioni per arginare il problema della corruzione elettorale, che riguarda sia la destra che la sinistra, con una serie di misure e attendiamo adesso dal presidente Emiliano e dalle altre forze di maggioranza la condivisione di quelle soluzioni. Servono fatti concreti per cercare di non commettere gli errori del passato. Ad oggi siamo lontani da un accordo».

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