Cartoni di vino per cercare di orientare un processo e per fare chiudere un occhio su una infrazione al codice della strada? L’esistenza di una indagine, rivelata nell’interesse dell’indagato, quando ancora era blindata dal segreto istruttorio? Otto gli indagati. Coinvolti un avvocato, cinque carabinieri salentini, un funzionario del Palazzo di Giustizia di Lecce e un dipendente della cantina “Due Palme” di Cellino San Marco. Corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio le ipotesi di reato dell’inchiesta avviata dal pubblico ministero della Procura di Brindisi, Pierpaolo Montinaro, e dai carabinieri del Nucleo operativo per stabilire se fatti e contestazioni siano fondati o meno.
L'inchiesta
L’inchiesta è quella nata dallo stralcio del fascicolo sugli attentati subiti l’estate scorsa dall’imprenditore vinicolo Angelo Maci, presidente della cooperativa agricola “Cantine Due Palme” di Cellino San Marco: l’incendio del 4 luglio dei mezzi tenuti nella sede. E i colpi di arma da fuoco del 16 luglio contro la casa dello stesso Maci. E se per questi fatti gli inquirenti hanno ravvisato un tentativo di estorsione con il coinvolgimento di persone legate alla criminalità organizzata del Nord Salento, l’inchiesta parallela ha fatto emergere invece la necessità di indagare su reati contro la pubblica amministrazione.
Dalla mole di accertamenti sugli attentati sono emersi dei fatti che nulla sembrano avere a che fare con gli attentati stessi, ma che rappresentano comunque delle violazioni.
Quel dipendente sembra essere il filo conduttore di questa inchiesta: per un processo d’appello a suo carico sarebbe stato contattato un funzionario del Palazzo di Giustizia di Lecce perché intercedesse per fargli ottenere l’assoluzione o perlomeno uno sconto di pena dopo la condanna in primo grado ad un anno di reclusione. Anche in questo caso di parla di un pacco, di un cartone di vino, tuttavia il processo non ebbe esito favorevole per l’imputato. Le indagini stanno stabilendo se è vero che il funzionario incontrò il legale dell’imputato attraverso l’intercessione di un carabiniere, se ritenne opportuno dare seguito alla richiesta e semmai il pacco gli fu consegnato.
Infine lo stesso avvocato è coinvolto nel terzo filone di questo fascicolo: ancora un carabiniere gli avrebbe svelato l’esistenza di un’inchiesta, indicando anche chi presentò la denuncia-querela.