San Cataldo, primo weekend di normalità: dopo i roghi lidi e locali tornano a riempirsi

San Cataldo, primo weekend di normalità: dopo i roghi lidi e locali tornano a riempirsi
di Francesca SOZZO
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Lunedì 31 Luglio 2023, 05:00

L’odore acre entra nelle narici, prepotentemente. Non si può restare indifferenti nemmeno a volerlo. Percorrendo le strade di San Cataldo la ferita sanguina ancora. Intere aree di pineta che circondano la marina dei leccesi si alternano a zone completamente distrutte, bruciate, assassinate. Almeno 4 i fendenti inferti dagli assassini, tanti sono i focolai che all’indomani di quel maledetto 25 giugno sono stati individuati da Vigili del fuoco e protezione civile. Ed è caccia al piromane, o ai piromani. 
L’obiettivo era quello di uccidere. Il fendente mortale, o almeno tale avrebbe dovuto essere, quello al cuore: fiamme nel centro abitato. I muri neri delle ville, i giardini ridotti in cenere ne sono testimoni. Palme piegate su se stesse, canneti abbrustoliti. 

Ferita ancora aperta: i segni indelebili del fuoco

Chi entra a san Cataldo dal lato di Vernole ha solo una minima percezione di quanto accaduto: un’area verde annerita dalle fiamme lascia intendere che qualcosa è successo. Ma è solo addentrandosi nella Marina che si respira il dramma: 40 gli ettari di pineta e macchia mediterranea andati in fumo. Anni perché possano ricrescere. 
La ferita sanguina. Almeno dieci le abitazioni colpite, anni di sacrifici andati in fumo sotto le fiamme col vento a spingerle mettendo in difficoltà gli uomini dei soccorsi. 
Ma mentre le indagini proseguono per cercare un colpevole, San Cataldo si lecca le ferite e va avanti, con la stessa forza di sopravvivenza a cui ha fatto ricorso in decenni di immobilismo e dimenticanze da parte di amministrazioni troppo distratte a pensare a far brillare Lecce. 

Dopo la paura lidi e locali tornano a riempirsi

Il fine settimana appena trascorso ha segnato il punto di ripartenza. Se in tanti nei giorni scorsi hanno fatto capolino nella marina per il solo “gusto” di vedere con i propri occhi cosa fosse successo, sabato e domenica hanno scelto il mare dei leccesi. Lo scirocco ha fatto il resto. 
Acqua cristallina, sabbia fine, sole cocente: il vestito della festa insomma. Il lungomare si è riempito, presuntuoso chiamarle ramblas, ma l’atmosfera era la stessa.
Al mattino si cerca il posto al mare, ombrellone e sdraio sotto braccio si punta alla spiaggia libera. Pranzo al ristorante o un panino nei bar della marina. Passando davanti ai locali si sente il rumore dei piatti di ceramica posati sui tavoli, il vociare dei clienti. C’è vita. Tutti, imprenditori compresi, si sono rimboccati le maniche mentre si aspettano i ristori- almeno questa è la promessa - Intere famiglie alle prese con passeggini, biciclette, bimbi che tirano calci al pallone: la vita continua anche se l’alito di vento rende alle volte l’aria ancora irrespirabile. 
Automobilisti alle prese con la ricerca di un parcheggio: litorale sold out quasi fino alla darsena. Si va su e giù nella speranza che qualcuno vada via e liberi un posto auto. I pullman che arrivano dalla città sono pieni: arrivano frotte di ragazzini che ormai per abitudine hanno scelto i mezzi pubblici per muoversi, l’appuntamento è sul lungomare con gli amici in motorino. Un giorno di ordinaria estate. 
Lidi pieni, bimbi che costruiscono castelli di sabbia - almeno quelli sono inattaccabili dalle fiamme- Gli adulti chiacchierano in riva al mare, argomento: incendio. C’è chi racconta di essersi trovato nel delirio. 
Pochi minuti per prendere le proprie cose e scappare verso la città. Poi il mare riporta alla tranquillità e la giornata trascorre tra un gelato e un caffè in ghiaccio. San Cataldo si riprende la sua normalità fatta di famiglie, pranzi in riva all’Adriatico, tintarelle. La prova più difficile sembra essere stata superata: dimenticare l’inferno, guardare avanti e tornare ad essere il paradiso per chiunque scelga il mare a pochi passi da casa.
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