I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Lecce, congiuntamente ai finanzieri della Tenenza di Porto Cesareo, all’esito di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, su disposizione del gip del Tribunale di Lecce, hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre soggetti residenti in Salento, titolari di altrettante imprese operanti nel settore agricolo, edilizio e ristorativo, accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Nello specifico, si tratta di Antonio Romano, titolare di una azienda agricola, Paola Tarantino, imprenditore nella ristorazione e titolare del locale “Terra Noscia”, Gabriele Madaro, imprenditore edile, tutti di Monteroni.
L'inchiesta
I titolari di tre imprese che operano rispettivamente nel settore agricolo, edilizio e della ristorazione, sono stati arrestati da carabinieri del Nucleo Ispettivo del Lavoro e dai finanzieri della tenenza di Porto Cesareo, in provincia di Lecce, poiché sono accusati di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Nei loro confronti la Procura della Repubblica del capoluogo salentino ha chiesto e ottenuto dal gip del tribunale un provvedimento cautelare ai domiciliari. L'inchiesta, avviata nei primi mesi del 2023, ha portato all'acquisizione, anche attraverso perquisizioni e analisi dei flussi finanziari e bancari, di elementi di prova a carico degli indagati.
Secondo le indagini dei finanzieri e dei carabinieri salentini, gli imprenditori avrebbero avanzato richieste di 1.500 euro per ogni pratica relativa al rilascio del permesso di soggiorno. Una volta ottenuta la somma, avrebbero inoltrato al Ministero dell'Interno il cosiddetto 'modello informaticò sulla assunzione lavorativa dei migranti. L'attività illecita avrebbe permesso all'organizzazione criminale di ottenere profitti quantificabili in oltre un milione e trecentomila euro. In sede d'indagine è stato inoltre accertato che uno degli arrestati, sebbene formalmente titolare dall'esercizio di un'attività imprenditoriale, avrebbe richiesto ed ottenuto in modo fraudolento anche il reddito di cittadinanza, beneficiando di un contributo sociale che ammonta a circa 20 mila euro. I provvedimenti sono stati emessi sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari.