Poli Bortone candidata: «Mi criticano per l'età ma con me tanti giovani. Con Fitto? Rancori superati»

Poli Bortone candidata: «Mi criticano per l'età ma con me tanti giovani. Con Fitto? Rancori superati»
di Paola COLACI
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Febbraio, 13:15

Senatrice Adriana Poli Bortone, alla vigilia del suo 80esimo compleanno lo scorso agosto lei stessa aveva annunciato: «Ora finalmente sarò libera di poter ballare» lasciando intendere di voler dedicare più tempo alla vita privata e meno alla politica. Ma a distanza di sei mesi la ritroviamo in pista. In ballo, sì ma come candidata sindaco del centrodestra a Lecce per volontà del tavolo nazionale.
«Diciamo la verità, nella mia lunga carriera la politica mi ha fatto ballare. E non poco. Ironia a parte, da un anno e mezzo andavo rimarcando agli esponenti del centrodestra la necessità di individuare nuove professionalità. Una ricognizione che non ha dato i frutti sperati, però. Non c’erano questo genere di disponibilità in giro. E intanto le richieste nei miei confronti si facevano sempre più pressanti mentre io ero già proiettata verso un cambio di vita: meno impegni pubblici, più spazio agli interessi privati e alla famiglia. E perché no, magari anche vacanze un po’ più lunghe. Ma cosa vuole che le dica, in fondo la politica mi è sempre piaciuta e mi ci sono dedicata anche dai banchi della minoranza a Palazzo Carafa. E data la situazione a Lecce – premetto che non mi piace per niente – mi sono convinta a dare la disponibilità».

Quindi punta a concludere la carriera tornando a fare il sindaco della sua città?
«Ora non vorrei sembrare presuntuosa ma diciamo che questa candidatura e l’ipotesi di elezione non aggiunge granché al mio curriculum. Ma fare il sindaco per due mandati a Lecce è stata la più bella esperienza della mia vita politica».


Migliore anche dell’incarico di ministro dell’Agricoltura che le affidò nel 1994 Silvio Berlusconi?
«Decisamente. Sia chiaro, quella da ministro fu un’esperienza bellissima. Un obiettivo inimmaginabile all’epoca per una donna e una missina come me. Però fare il sindaco è tutta un’altra cosa. Si vive la politica in una dimensione più viva, più ricca e vicina al sociale. Si comprendono molte cose e si ha la soddisfazione di riuscire a centrare alcuni obiettivi per la gente».

“La candidatura di Adriana Poli Bortone è frutto dell’unità e della condivisione del centrodestra”, hanno tenuto a rimarcare i referenti dei partiti e dei movimenti nelle scorse ore. Eppure solo cinque anni fa, nel 2019, lei si candidò a sindaco con il suo movimento Io Sud in piena polemica con il centrodestra. Che cosa è cambiato in un lustro?
«È accaduto qualcosa di straordinariamente bello.

Questa volta sin dall’inizio io, Paolo Pagliaro e Ugo Lisi che pure avevano dato la propria disponibilità abbiamo dichiarato convintamente che qualsiasi fosse stato l’esito della scelta comunque il centrodestra sarebbe rimasto unito. E anche il gruppo dei consiglieri comunali di minoranza di cui faccio parte ha sempre lavorato sodo per mantenere questa unità a Palazzo Carafa. Abbiamo fatto la nostra parte, insomma. E abbiamo messo da parte rancori e amarezze, valutazioni forse sbagliate. Del resto siamo nati e cresciuti in quel recinto politico e lì ci siamo ritrovati. E per me questa è la cosa più importante».

Rancori e amarezze superate, dice. Comprese le tensioni più o meno recenti con Fratelli d’Italia e l’attuale premier Giorgia Meloni? Ma anche quelle “storiche” con il ministro Raffaele Fitto?
«Con l’attuale premier Giorgia Meloni ci fu un problema quando l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi mi chiese la cortesia di candidarmi alle Regionali. Fu un grande sacrificio anche in quella occasione. E io ho tantissimi difetti ma non quello di essere ingrata. E al presidente Berlusconi sono sempre stata grata. In quella occasione non volli dirgli di no. Che con Raffaele ci siano stati dei dissapori è noto. Seppure in termini squisitamente politici».

Nulla di personale, insomma.
«Senza ombra di dubbio. Ed è per questo che ci siamo felicemente ritrovati. Avevamo due visioni diverse magari. Ma abbiamo sempre avuto la schiettezza di dirci in faccia le cose. E questo ha consentito di rispettarci e ritrovare un ottimo rapporto. Del resto io da sindaco e lui da presidente della Regione abbiamo lavorato molto bene insieme. E oggi abbiamo ritrovato quella strada».

È stato il ministro Fitto a comunicarle che il tavolo del centrodestra l’aveva individuata come candidata sindaco?
«Sono stati in molti a contattarmi. E tutti in contemporanea. Così come in molti mi chiamavano a margine degli incontri che si concludevano con un nulla di fatto. Eppure io non ho mai pressato. O meglio, se pressavo lo facevo per avere una definizione della candidatura. La tempistica era fondamentale a mio avviso».

Tempi lunghi della scelta contestati anche dagli alleati: partiti e movimenti civici che mal sopportavano rinvii e fumate nere. Ma perché ci è voluto tanto per decidere?
« Lecce ha un elettorato abbastanza fluido. Si vota spesso per la persona e per l’unità. E il centrodestra in passato ha pagato questo prezzo. Questa unità sostanziale andava comunicata da subito al nostro elettorato. Avevano ragione, dunque, anche i civici e i partiti a mettere pressione sul nome del candidato sindaco. D’altra parte era necessario garantirla quell’unità».

Nei fatti però all’appuntamento con le urne mancano solo tre mesi e il suo principale avversario, il sindaco Carlo Salvemini, è in campo da tempo. Saranno sufficienti 120 giorni per convincere i leccesi a votare per Adriana Poli Bortone e il centrodestra?
«Personalmente sono abbastanza navigata di campagne elettorali e so come vanno impostate. Ma noto con piacere che tanti giovani si sono avvicinati a questo progetto. Giovani capaci e mentalmente organizzati, con belle idee. E la cosa che mi preme fare è riproporre non le persone ma lo schema del 1998 quando nominai una Giunta di giovani che nel tempo poi sono cresciuti politicamente. Anche questa volta auspico di potermi circondare di figure giovani e capaci».


Un modo per superare il gap generazionale e legato al fattore anagrafico? La famosa “operazione nostalgia” come già definisce qualcuno la sua candidatura?
«Sono del tutto consapevole che c’è chi muove critiche rispetto alla mia età. Ma al dato anagrafico nessuno può sottrarsi. Sono altrettanto consapevole, però, di essere animata dalla passione per la politica che voglio mettere per l’ultima volta al servizio della mia città. E intendo farlo circondandomi di giovani».

A proposito di una eventuale composizione della Giunta, è ipotizzabile un ticket con l’ex onorevole Ugo Lisi in qualità di suo vice come pure si era immaginato nelle scorse settimane?
«Non sono passaggi che si possono stabilire con anticipo. Di certo ho il grande desidero di avere vicino Ugo Lisi, come è stato in questi anni nei momenti belli e in quelli brutti. Sarei ben felice di avere nuovamente vicino chi ha condiviso con me l’esperienza da assessore comunale alle Attività produttive. Lisi è un altro appassionato della politica come lo era il suo papà. Con emozione ho letto la nota firmata da Ugo nelle scorse ore. Come sempre anche questa volta ha dimostrato assoluta sensibilità, affetto e rispetto nei miei confronti. Lo apprezzo molto e sono certa che averlo vicino sarà un valore aggiunto per me e per tutta la coalizione».

«Questa Lecce non mi piace» ripete da tempo. In cosa ha fallito a suo avviso il centrosinistra di Carlo Salvemini?
«Questa amministrazione si è riempita la bocca della partecipazione. Nei fatti, però, non ha fatto partecipare proprio nessuno. Non ha messo in atto in comitati di quartiere, le diverse categorie non sono mai state coinvolte e i principali provvedimenti per la città sono stati assunti in solitaria. Insomma hanno fallito proprio rispetto a quello che era il loro cavallo di battaglia. Se a ciò si aggiunge il fatto che questa città a me pare essersi intristita e spopolata, è facile comprendere le ragioni per le quali ho inteso dare la mia disponibilità alla candidatura».

Insomma senatrice, siete pronti a “consegnare lo sfratto” all’amministrazione Salvemini, come ha detto nelle scorse ore il consigliere regionale Paolo Pagliaro?
«In tutta sincerità mi sembra un’espressione un po’ forte. Noi non siamo qui per sfrattare nessuno ma proponiamo un cambio di visione della città ai leccesi».
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