Pugni, strattonamenti e schiaffi con la pretesa di controllare chiamate e messaggi sul telefono della compagna. E poi l'episodio più grave: le percosse culminate nella perforazione del timpano della giovane. È ciò di cui si sarebbe reso responsabile un 32enne leccese, condannato dal Tribunale di Lecce a cinque anni e quattro mesi di reclusione. L'uomo, che si trova già in carcere in virtù di un'ordinanza di custodia cautelare, era accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Stando all'accusa, avrebbe reso la vita impossibile alla sua compagna, di tre anni più piccola, con la pretesa di controllare i messaggi e le chiamate sul suo cellulare. Spesso l'avrebbe aggredita e picchiata con pugni, strattonamenti e schiaffi, fino a causarle ecchimosi e, nel caso più grave tra quelli contestati, un trauma al volto con la perforazione del timpano. In seguito a quest'ultimo episodio, la donna si è vista costretta a ricorrere alle cure dei sanitari: è stata giudicata guaribile in 30 giorni, ma con un indebolimento permanente dell'apparato uditivo. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti anche in presenza del figlio di appena due anni, a sua volta, stando a quanto contestato dall'accusa, destinatario di espressioni denigratorie.
In presenza del figlio
Tutte accuse, quelle avanzate dalla Procura, aggravate dall'aver agito in presenza e ai danni del figlio e durante il periodo in cui l'imputato era ammesso ad una misura alternativa alla detenzione in carcere.