Nuovi affreschi e spunta un'altra cripta nel cuore della settecentesca chiesa della Madonna del Carmine di Ruffano, situata in piazza IV Novembre. È la scoperta che è stata fatta nel corso di alcuni lavori di restauro del luogo sacro, commissionati dall'Arciconfraternita, a pochi passi dall'antica Cripta di San Marco realizzata tra l'XI ed il XII secolo che accoglie tombe scavate nella roccia e databili intorno all'anno Mille, insieme ad affreschi di particolare pregio.
Il restauro
L'intervento di restauro della chiesa, portato avanti con la supervisione della Sovrintendenza e cominciato nel novembre 2021 con un lavoro sugli altari e all'esterno dell'edificio, ha regalato una serie di nuove sorprese.
Le indagini col radar
Ma i ricercatori non si sono fermati. Nel corso dell'intervento, supportati da alcune indagini con il georadar condotte anni fa che segnalavano un anfratto vuoto al centro della chiesa, operai e tecnici sono riusciti tramite una botola ad accedere in un ambiente inesplorato, cioè una seconda cripta corrispondente con la base su cui poggia l'attuale pavimento della chiesa e adoperata nel tempo con finalità di natura funebre. All'interno della nuova cavità è stata notata la presenza di numerose ossa, pezzi di legno, vestiti e tracce di altre sepolture con tombe scavate nella roccia. E non è tutto. Perché durante gli scavi, sotto lo sguardo del priore dell'Arciconfraternita della Madonna del Carmine, Angelo Franco Vignes, e dell'architetto Massimo Ratta, direttore dei lavori, sono emerse alcune maioliche ottocentesche adoperate per l'antico pavimento della Chiesa. Scoperte multiple, dunque, e quasi certamente altre ne seguiranno all'interno del tesoro artistico e culturale custodito da questa chiesa ruffanese. «Questi ritrovamenti sono sorprendenti e ci teniamo a sottolineare che l'intero lavoro di restauro nella chiesa della Madonna del Carmine è sostenuto esclusivamente dell'Arciconfraternita, e gravano in buona parte anche sulle tasche dei suoi volontari e del sottoscritto», spiega il priore Angelo Franco Vignes. «Non sono arrivati fondi da nessun'altro ente, né pubblico né privato, né dalla Cei o dallo Stato. Finora abbiamo speso 100mila euro e altrettanti ne serviranno, per questo l'auspicio è che le istituzioni prendano atto del valore storico e culturale di questo restauro, e ci sostengano nel portare a termine un'opera di cui beneficerà tutta la comunità».
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