A dar retta ai pronostici non ci sono dubbi: l’Oscar 2022, in programma domenica 27 marzo al Dolby Theatre di Los Angeles, è già in tasca a Jane Campion per il western Netflix Il potere del cane che ha collezionato ben 12 candidature.
Si tratterebbe, a meno di colpi di scena, della seconda vittoria consecutiva di una donna nella gara cinematografica più importante del mondo a un anno esatto dall’affermazione di Nomadland diretto da Chloé Zhao. A Hollywood questa previsione non sembra essere stata scalfita nemmeno dalla recente gaffe di Campion che, dopo aver fatto incetta di premi, durante la cerimonia dei Critics Choice Awards ha detto alle sorelle tenniste Serena e Vanessa Williams: «Almeno voi non siete dovute entrare in competizione con gli uomini, come ho fatto io», scatenando un diluvio di proteste e accuse sui social. Dopo il trionfo di Nomadland, la Palma d’oro assegnata a Cannes a Titane di Julia Ducournau, il Leone d’oro planato a Venezia nelle mani di Audrey Diwann per L’événement, l’onda lunga del #MeToo continua ad influenzare il cinema, le quote rosa imperversano, il women’s empowerment e la corsa alla parità di genere non si fermano.
LA FAVORITA
Anche se l’Oscar di quest’anno registra una piccola battuta d’arresto: solo 65 candidature individuali, delle 229 totali, sono per le donne che, in percentuale, risultano leggermente calate rispetto alle edizioni precedenti (il 28,3% contro il 32,3% del 2021 e il 31,1% del 2020).
LE SFIDE
Comunque andrà a finire, attrici a parte, quest’anno sono una cinquantina le candidature femminili. Tra queste spiccano Sara Murhpy, la produttrice di Licorice Pizza, Ari Wegner in corsa come direttrice della fotografia di Il Potere del cane, Pamela Martin per il montaggio di Una famiglia vincente - King Richard, Maggie Gyllenhaal per la sceneggiatura non originale di The Last Daughter (dal romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura). Sempre due le scenografe entrate in finale: Tamara Deverell per La fiera delle illusioni e Nancy Haigh per Macbeth. E altrettante candidate si sfidano per i migliori costumi: Jenny Beavan (Cruella) e Jacqueline West (Dune) mentre Jessica Kingdom aspira all’Academy per il documentario Ascension. Molte delle donne in lizza, di solito lontane dai riflettori, hanno dunque il compito di illustrare il lavoro dietro le quinte del cinema. La corsa verso la parità passa anche da questa ”missione”.