L’arretramento dei binari dalla costa verso l’interno sulla dorsale adriatica, nella tratta che va da Bologna a Bari, verrebbe a costare 44 miliardi di euro ma porterebbe benefici sul Pil da 95 miliardi. Insomma: converrebbe. Il rapporto è del Centro Studi di Confindustria ed è stato richiesto dalla sezione territoriale di Ancona, che nelle Marche ha organizzato un evento per presentarlo, con il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Galeazzo Bignami. Nodo al fazzoletto per la promessa del Ministero: «Entro l’anno sarà chiesto a Rfi (la componente di Ferrovie delle Stato che si occupa delle infrastrutture ferroviarie) uno studio di fattibilità». Da Ancona, insomma, viene fuori un messaggio diverso rispetto a quanto era sempre stato spiegato da Rfi, che aveva spiegato - anche su queste colonne in occasione della presentazione della Napoli-Bari ad alta velocità e alta capacità - che i benefici, in termini di risparmi di tempo, non giustificherebbero la spesa. In realtà il rapporto di Confindustria pone l’accento su questioni nuove. I benefici, secondo gli industriali, sarebbero da ricercare nel tessuto economico e turistico, e non solo quello delle regioni coinvolte. Ad esempio: un’opera del genere sarebbe un’infrastruttura fondamentale anche per l’economia della Lombardia (con 18,4 miliardi di Pil aggiuntivo, secondo le stime). Perché vorrebbe dire incrementare i trasporti delle persone e delle merci.
Insomma, l’opera, così, sembra poter addirittura essere sostenibile. È la narrazione rovesciata di un’opera che fin qui era sempre sembrata utopia. Intanto perché si lavora sull’elettrificazione dei binari attualmente esistenti e poi perché tecnicamente per costruire un’infrastruttura ad alta velocità e ad alta capacità bisognerebbe spostare i binari verso l’interno. Servirebbero, secondo quanto ha raccolto Confindustria, investimenti per 44 miliardi di euro. E non è detto neppure che i costi non possano aumentare, visto l’incremento del prezzo delle materie prime in questo periodo storico. Ma - assicura il report - ne varrebbe la pena lo stesso, perché i benefici sarebbero tanti e tali da giustificare qualunque spesa.
I tempi e i dettagli
Servirebbero tre anni per la progettazione e poi almeno dieci anni di cantieri.
«Il governo Meloni - ha spiegato a margine il viceministro Bignami - ha trovato una situazione in cui, con un gioco al ribasso, qualcuno si accontentava di soluzioni by pass che per noi non sono soluzioni evidentemente condivisibili. È il motivo per cui abbiamo dato un mandato a Rfi - ha concluso - di studiare un progetto che porti l’Alta velocità nelle Marche, ad Ancona, ma anche in Molise e in Abruzzo, consentendo un prolungamento su tutta l’Adriatica ormai necessario». Bignami non cita la Puglia, ma parla di «tutta la dorsale Adriatica». Del resto l’impressione è che se dovesse prender quota il progetto dell’arretramento dei binari, si potrebbe procedere quantomeno fino a Bari. Anche perché la Puglia sarebbe - per tanti aspetti - uno snodo centrale economico. L’alta velocità sull’Adriatico, insomma, non riguarda solo Lecce, Bari, Foggia, Ancona e Bologna. Sarebbe un progetto di vitale importanza per tutta l’economia italiana. Sono d’accordo governatori, imprese e territori. A Rfi il compito di un altro studio di fattibilità.