Intervista al prof Nucita sulla materia oscura: «Fino alla periferia del Sistema solare anche grazie all'intelligenza artificiale»

Achille Nucita
Achille Nucita
di Paola ANCORA
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Martedì 4 Luglio 2023, 20:49 - Ultimo aggiornamento: 20:52

Professore Achille Nucita, lei insegna Astrofisica e Astronomia. Ci spieghi cos'è la materia oscura e qual è l'obiettivo della missione "Euclid" come se lo spiegasse a un bambino delle Elementari.
«"Euclid" è una missione dell'Agenzia spaziale europea per scoprire cosa sono la materia e l'energia oscure. Tutto ciò che ci circonda e che riusciamo a osservare - galassie, stelle, pianeti e via dicendo - è materia visibile. Ma nell'universo esiste un altro tipo di materia, la cosiddetta materia oscura: non sappiamo cosa sia, ma sappiamo che esiste».
E come possiamo essere certi che esista?
«Perché esercita gravità e influenza, quindi, il movimento dei corpi celesti. Anche nella nostra galassia c'è molta materia oscura. È come se fossimo in 100 in una stanza: 5 persone sono visibili, le altre 95 no perché non emettono luce, ma ci sono. Ecco, allo stesso modo funziona la materia oscura: tutto quello che riusciamo a vedere costituisce soltanto il 5% dell'Universo».
Un'ambientazione da "Star Trek". Immagino siate tutti appassionati del genere.
«Un po' sì, ha ragione. Dal Big Bang in avanti, l'Universo si espande e si è scoperto poi che non soltanto si espande, ma accelera addirittura. Per dare una spinta in accelerata a un oggetto, questo oggetto deve ricevere energia. L'Universo, dunque, sta ricevendo energia e noi astrofisici, con molta fantasia - perché ne abbiamo sempre bisogno - la chiamiamo energia oscura perché, anche in questo caso, non sappiamo cos'è. Il 70% dell'Universo è fatto da energia oscura, il 25% da materia oscura e il 5% siamo noi, il visibile».
"Euclid" cosa vuole scoprire?
«Quanta materia oscura c'è e come cambia nel tempo. Guardando indietro nel tempo, a galassie sempre più lontane, vogliamo comprendere se la materia oscura rimane sempre la stessa o se, per esempio, si modifica la sua quantità, se si esaurisce o aumenta».
Professore, a cosa ci serve saperlo?
«Innanzitutto per il piacere della conoscenza, che ci contraddistingue dal resto degli esseri viventi. Ma poi, con questo tipo di ricerche, si sviluppa una enorme quantità di tecnologia che domani servirà ad altri usi e alle applicazioni più disparate, anche nella vita di tutti i giorni».
Quale ruolo svolge il suo team di Unisalento nell'ambito di "Euclid"?
«Come gruppo di astrofisica facciamo diverse cose e siamo parte del consorzio Euclid, che si occupa della missione e riunisce istituzioni ed enti di ricerca europei e internazionali. "Euclid" nello spazio guarda in tutte le direzioni scattando immagini: riprenderà asteroidi, comete, centinaia di migliaia di oggetti fino alla periferia estrema del Sistema solare. Noi inventiamo i codici matematici, basati anche sull'intelligenza artificiale, per poter scoprire e decodificare questi oggetti».
Come vengono catturate queste immagini?
«A bordo di "Euclid" ci sono due strumenti - denominati Vis e Nisp - che sono due camere. La prima fa solo immagini, la seconda cattura immagini e spettri, grazie ai quali, di ogni sorgente, si riesce a capire come la luce viene distribuita nelle diverse lunghezza d'onda. Si tratta di una sorta di impronta digitale della sorgente di luce. "Euclid" pattuglierà un terzo del cielo, scattando "fotografie" che, nei prossimi anni, avremo modo di studiare ed esaminare per conoscere meglio lo spazio che ci circonda».
 

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