Migranti, in Puglia accoglienza per oltre 7.700. Scontro governo-magistrati, Rossi: «Fiducia ai giudici»

Migranti, in Puglia accoglienza per oltre 7.700. Scontro governo-magistrati, Rossi: «Fiducia ai giudici»
Migranti, in Puglia accoglienza per oltre 7.700. Scontro governo-magistrati, Rossi: «Fiducia ai giudici»
di Massimiliano IAIA
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Mercoledì 4 Ottobre 2023, 07:06 - Ultimo aggiornamento: 07:07

Mentre i numeri confermano una volta di più l'apporto della Puglia sul fronte accoglienza migranti, prosegue il confronto tra politici e magistrati, dopo il caso di Catania, con il Tribunale che aveva liberato dal Cpr di Pozzallo tre immigrati irregolari appena arrivati, dichiarando illegittimo il decreto Cutro del governo, e l'esecutivo che a sua volta ha deciso di impugnare la sentenza (il Viminale, a quanto si apprende, farà ricorso in Cassazione, gli uffici hanno 60 giorni di tempo per presentarlo), tra i commenti della premier Giorgia Meloni che si era detta «basita» dal provvedimento del giudice.

I numeri

I numeri dell'ultimo monitoraggio del Ministero dell'Interno aggiornati al 30 settembre 2023 parlano chiaro: in Puglia gli immigrati presenti nel centro di accoglienza sono attualmente 4.428, quelli presenti nei centri Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) sono 3.130, per un totale di 7.785, che fa della Puglia la nona regione per numero complessivo di immigrati accolti, ma la quarta per immigrati nei Sai (numeri maggiori solo in Sicilia, Campania ed Emilia Romagna).

Sull'eventualità di aprire un terzo Cpr in Puglia, nei giorni scorsi il governatore Michele Emiliano aveva detto: «Le politiche migratorie del governo sono un disastro ma se oggi il governo ha bisogno della Puglia, bussa, chiede e la Puglia è a disposizione». E di immigrazione hanno parlato ieri a Strasburgo anche il ministro per gli Affari europei, il Sud e le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, e il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

La premier Meloni, intanto, ritiene che sul caso Catania non si possa parlare di "scontro". «Semplicemente la magistratura è libera di disapplicare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d'accordo. Quindi dico quello che penso, perché ognuno ha autonomia di pensiero e io ho la mia. Riguarda una sentenza specifica». Che il tema degli sbarchi sia al centro dell'agenda di governo è chiaro da giorni e ieri, anniversario della strage di Lampedusa che fece 368 vittime in mare, la premier Meloni ha definito la situazione «esplosiva» e ha ribadito la linea: «Da allora troppe tragedie si sono ripetute per raggiungere le coste d'Europa ed è nostro preciso dovere porre fine a questa continua strage, anche bloccando la partenza delle imbarcazioni di fortuna».
Sull'argomento, a margine della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli di un'operazione antimafia nella Bat, il procuratore di Bari, Roberto Rossi, ha tuonato: «Basta attacchi immotivati, bisogna avere fiducia nelle istituzioni e nei giudici. E ribadisco nei giudici, visto che assistiamo di recente ad attacchi non motivati nei loro confronti».

Per il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto «uno scontro magistratura-politica sarebbe gravissimo e io lo trovo sbagliato, bisogna stare molto attenti, non dobbiamo ripetere l'errore delle guerre di religione», se c'è «un provvedimento che non va bene, lo si impugni. C'è un provvedimento che indubbiamente lascia perplessi - ha detto Sisto - direi che in qualche maniera deve essere impugnato, deve essere controllato, perché è un provvedimento che disapplica una legge sulla scorta di riferimenti europei, che bisogna esaminare approfonditamente, anche alla luce delle pronunce della Corte Costituzionale, ma è solo un provvedimento. Sbagliato sarebbe scambiare un provvedimento con l'intera magistratura». «Credo - ha aggiunto - che questo sarebbe un errore storico da non ripetere. Noi dobbiamo dialogare con la migliore magistratura, provare in qualche modo a fare le cose insieme, nell'interesse del Paese. Chi invece vuole cavalcare la tigre della lotta di religione fa un danno al Paese, al governo, ma anche alla giustizia. Combattere contro la magistratura senza un motivo plausibile, secondo me, è del tutto fuori luogo. Ci sono tanti magistrati che fanno il loro dovere correttamente e anche in silenzio, senza protagonismi». Per Sisto «è un errore cadere nella trappola di esasperare un provvedimento per farne un motivo di scontro istituzionale. Già nel periodo del Berlusconi 1 abbiamo pagato tanto per questa voglia di combattimento all'arma bianca, basta. Riconciliamoci con la giustizia, se c'è qualche provvedimento che non va bene lo si impugni».

«Seguire la via maestra, quella della indicata dalla Costituzione, è ciò che è mancato nei provvedimenti governativi e anche nella dichiarazione sgangherata resa dalla presidente del Consiglio», è il parere di Nicola Colaianni, ex magistrato ed ex deputato del Pds, del Comitato per la pace di Terra di Bari. «La premier - ha aggiunto Colaianni - ha pensato che i giudici, o quel particolare Tribunale, si scagliassero contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto. Non è così, ci sono delle motivazioni giuridiche alla base di quel provvedimento». «Quelle - ha spiegato - che noi vorremmo fossero sempre tenute presenti e per le quali manifestiamo».
In un'intervista al Prix Italia, sollecitato sull'argomento, lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio ha osservato: «La guerra in atto tra governo e magistratura? Purtroppo non è una novità, in tanti, tantissimi, hanno un'idea bizzarra del principio di separazione dei poteri che risale a Montesquieu: l'interpretazione di costoro è che, se i magistrati ci danno ragione sono indipendenti, se ci danno torto sono politicizzati dall'altra parte. Non richiede neanche di essere commentata una simile sciocchezza e un approccio così capace di minare dal profondo la legittimazione delle istituzioni».

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