Nessun anticorpo trovato: tutti negativi i risultati di 250 test sierologici - La mappa dei comuni

Nessun anticorpo trovato: tutti negativi i risultati di 250 test sierologici - La mappa dei comuni
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Lunedì 8 Giugno 2020, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 13:52

Tutti negativi, i 250 salentini selezionati dall'Istat per l'indagine nazionale sulla sieroprevalenza. Si tratta del 16,6 per cento del campione salentino che nel complesso è pari a 1.500 persone distribuite per sesso, attività e sei classi di età: dal 1937, al 2018. Questo il risultato dei primi 250 test sierologici che la sede leccese della Croce Rossa Italiana ha effettuato nel Salento. L'indagine sulla popolazione organizzata da Ministero della Salute e Istat (che ha definito il campione in modo che sia rappresentativo di tutta la popolazione italiana), è riferita all'infezione da Sars-Cov-2 e a livello nazionale coinvolge 150mila persone, residenti in duemila comuni italiani.

Telefonate senza risposta per i test sierologici: «Così mappatura a rischio»

Nel Salento sono interessati 24 comuni e 1.500 persone nate dal 1937 sino al 2018. Il numero complessivo di prelievi sinora effettuati è pari a 300, pertanto la Cri di Lecce è in attesa dei risultati di altri 50 test che devono accertare la presenza di anticorpi al Sars-CoV-2. Troppo piccolo il numero dei test effettuati per trarre conclusioni e poter dire che il Salento è stato scansato da virus e, soprattutto, la lettura del dato non è così banale. Un test anticorpale negativo apre a diverse ipotesi. Può trattarsi di una persona che non è mai stata infettata, ma è possibile che si tratti di un asintomatico infettato in tempi recenti (meno di 8-10 giorni prima) e perciò non ha ancora sviluppato anticorpi contro il virus. E ancora. È il caso di persona infetta, ma la quantità di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell'esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione.



Quindi? Occorre aspettare le risposte degli esperti. Il problema numero uno continua a rimanere quello delle mancate risposte. Proprio per questo il Ministero della Salute ha dato una proroga alla campagna, pertanto la Cri continuerà a contattare le persone selezionate e rinnova l'appello affinché i telefoni non rimangano muti. Molti, infatti, alla vista del numero che inizia per 06/5510 pensano ad un call center e rifiutano la chiamata. Questa, però, è solo una delle ragioni (probabilmente la più corposa) che spingono chi viene contattato a ignorare la chiamata, ma c'è anche chi rifiuta di sottoporsi al prelievo del sangue necessario a effettuare il test perché non vuole sapere se ha contratto l'infezione in maniera asintomatica oppure non vuole sapere se si trova in una fase in cui è contagioso e, perciò, soggetto a quarantena con tutto quello che comporta. I più diffidenti abitano nei capoluoghi di provincia, mentre i più collaborativi nei piccoli centri.

Il Ministero della Salute, nei giorni scorsi, ha comunicato alla Croce Rossa che la campagna proseguirà, oltre il termine dei quindici giorni preventivati inizialmente, sino al raggiungimento del campione di 150mila persone selezionate. In ragione di ciò saranno sostituiti i nominativi che hanno rifiutato di partecipare con altri selezionati dall'Istat. In pratica Ministero e Istat non intendono chiudere l'indagine con un numero di test inferiore a quelli previsti per cui si andrà avanti a oltranza.

Da oggi la Cri di Lecce riprende il tour tra i comuni selezionati: oggi pomeriggio toccherà a Gallipoli e a seguire tutti gli altri. Sulla pagina Facebook dell'Associazione è precisato che: «Richiameremo anche cittadini che hanno rifiutato perché non informati abbastanza o perché intimoriti dal numero sconosciuto non hanno risposto alle telefonate dei nostri volontari. Rispondete: per il bene della collettività, per la ricerca, per sconfiggere il virus». E poi spiegano che è importante partecipare all'indagine: «Perché la ricerca ha bisogno di te e fai un bene a te stesso e alla collettività».

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