Bin Salman
Bin Salman o MbS, il principe enigma
di Marco Ventura
Lo “strano caso” del principe Mohammed bin Salman ricorda quello del dottor Jekyll e Mr. Hyde. Dopo anni in cui da reggente dell’Arabia Saudita è stato considerato un “paria”, per dirla con Biden, a prevalere è stata alla fine la convenienza filo-occidentale di Bin Salman, universalmente noto come MbS, che governa la più potente monarchia del Golfo: potenza regionale petrolifera e finanziaria, sunnita, alleata dell’Occidente, fonte di stabilità in Medio Oriente come il rivale Iran, sciita, ne è il motore di instabilità. E aspirante leader del Sud Globale, come dimostra la vittoria per l’Expo 2030 (a spese dell’Italia). Nel 2015 a 29 anni ministro della Difesa contro i ribelli Houthi yemeniti filo-iraniani. Rompe con Teheran e poi col Qatar. Consolida la leadership sequestrando per corruzione in un albergo di lusso gli avversari interni.
Nel settembre 2019, la svolta. Una pioggia di missili Cruise degli Houthi sugli impianti petroliferi sauditi lo convincono a affidarsi all’America per la sicurezza del Regno. Il pogrom del 7 ottobre in Israele è la risposta al suo riavvicinamento a Tel Aviv. È un autocrate, ma è pure il principe delle riforme che ha permesso alle donne saudite di guidare e andare allo stadio, ed è il mediatore della guerra in Ucraina per le relazioni buone con Mosca. Biden lo ha sdoganato: nonostante la guerra a Gaza, MbS resta nel campo occidentale. Sta trasformando l’economia saudita per non dipendere più dal petrolio. A 38 anni, ha presente e futuro da leader mondiale.