Alessandra Amoroso in lacrime: travolta da una valanga di odio. «Sono andata in terapia»

Alessandra Amoroso in lacrime: travolta da una valanga di odio. «Sono andata in terapia»
di Paola TROTTA
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Martedì 6 Febbraio 2024, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 13:45

«Porto a Sanremo un brano che parla di cadute, difficoltà che nella vita, grandi o piccole che siano, ci si trova ad affrontare. Nell'ultimo anno io sono caduta e oggi sono qui per raccontare la mia versione della storia».
Emozione a sorpresa in sala stampa a Sanremo. Alessandra Amoroso, in gara per la prima volta al Festival con “Fino a qui tutto bene”, fa una rivelazione choc leggendo molto commossa una lettera in cui racconta gli ultimi due anni difficili, partiti con la violentissima campagna d’odio che l’ha investita sui social dopo il video in cui apparentemente rifiutava un selfie.

L'odio social


«In quest’ultimo anno e mezzo, nella mia vita sono successe un po’ di cose e le ho volute scrivere per non perderne dei pezzi per strada - spiega Alessandra prima di leggere alcuni dei più beceri e violenti commenti degli hater - ho affrontato una valanga d'odio che mi ha investita da un giorno all'altro, e non parlo dei meme, ma degli insulti gravi e delle minacce di morte che arrivano quotidianamente».
«Questa valanga è iniziata qualche giorno prima del mio concerto a San Siro, ero totalmente concentrata su quello che non mi sono resa conto di quello che stava succedendo attorno a me. Dopo San Siro l’adrenalina è scesa e ho compreso la gravità della situazione. Per mesi ho dovuto subire questi insulti, non mi riconoscevo neanche più. Mentre cercavo di capire come affrontare quel mondo social, il giudizio si stava riflettendo anche su Alessandra come persona. Ero nella mia Lecce e una persona, dopo aver scattato una foto con me, mi ha detto “allora non sei stronza come dicono". Stava cambiando l'idea che la gente aveva di me. Ho portato a termine il tour con fatica perché avrei voluto isolarmi, dovevo trovare la carica per stare meglio per rispetto del mio pubblico e di chi lavora per me».
«A tour finito mi sono concessa del tempo e sono scappata in Colombia.

Per tutto il periodo in cui sono stata lì non c’è stato un momento in cui volessi tornare. Solo la mattina del 28 febbraio, dopo aver parlato con il mio migliore amico, mi sono resa conto di dover tornare in Italia. Lo dovevo a me e a chi mi ama».

Video

«Ho ripreso il mio percorso in psicoterapia, mi ha dato una prospettiva nuova - aggiunge poi Alessandra - non ho detto nulla prima perché non ero pronta, ma grazie a questo percorso sono rinata, in quel periodo nero non ero lucida per parlare o avviare azioni legali, per questo ho chiuso con tutto e sono andata in Colombia».

Il brano Tagaki & Ketra


È stato al suo rientro in Italia che Alessandra è stata contattata da Tagaki & Ketra che le hanno proposto il brano perfetto per Sanremo. «Conteneva riferimenti all’odio, il racconto di un film di un uomo che, gettandosi dal 50º piano di un palazzo, ad ogni piano, si dice: fino a qui tutto bene (citazione dal film “L'odio”, ndr). Quell’immagine mi ha fatto venire un nodo allo stomaco. L’ho presa, l’ho interpretata a modo mio e ho capito che avrei potuto darle un finale diverso. Ho deciso che per quanto mi riguarda non conta la caduta, non conta nemmeno l'atterraggio, ma conta come ci si rialza dopo una caduta e soprattutto cosa si decide di imparare da quella caduta. Ed è così che è nata la mia canzone “Fino a qui”».

Il brano della rinascita 


È il brano della rinascita, per Alessandra. E lei lo vuole condividere, anche da quel punto di vista. «Credo che questo brano sia un po’ un abito che mi sono cucita addosso e che esprime esattamente ciò che ho bisogno di dire in questo momento della mia vita, un abito che può adattarsi a chiunque lo ascolti e spero possa dare un messaggio positivo a chiunque stia vivendo un momento di difficoltà. Per questo ho deciso che sarebbe stato il brano giusto da presentare su un palco come quello di Sanremo. Ho sempre dichiarato negli anni che avrei aspettato la canzone giusta per partecipare in gara e credo che questo lo sia. Quindi eccomi qui, finalmente, a dirvi “Fino a qui tutto bene”».
E così, girata pagina, stop all’odio e spazio all’amore. A cominciare da quello, immancabile, per il suo Salento che Alessandra porta nel cuore ma anche sul palco dell’Ariston. «Penso di aver portato al Festival un brano totalmente autobiografico, quindi parlo delle mie emozioni di vita vissuta in questo ultimo anno e mezzo. Però io non sono solo quello, io sono la mia terra, le mie radici, sono il mio Salento e non potevo non essere accompagnata da persone che negli ultimi anni di carriera mi hanno dato un grande supporto, come i Boomdabash. E poi sono anche diretta dal maestro Francesco Mancarella, di Lecce come me, e questo è un ulteriore omaggio alla mia terra. La sera dei duetti proporremo un medley e ci sarà da divertirsi molto».
Ma non ha paura che ciò che è accaduto possa ripresentarsi? «Credo di aver usato i social sempre in maniera molto naturale e spontanea, ora sono ritornata a condividere e parlare del mio lavoro, in maniera molto autoironica. Almeno faccio sapere a chi mi segue come sto, quello che faccio e come vivo. Riaccadrà? Ok, va bene, ormai ho le spalle forti».
Ma quanto c’è di Alessandra in Selly, la protagonista della canzone? «Lei è una donna che non ha più voglia di fare la guerra e io come lei ugualmente non ne ho più voglia. E se lei si è rialzata dalle sue cadute, è riuscita a rialzarsi da sola e ha cercato di non dare spazio alle critiche, ai pregiudizi, ai giudizi della gente, anche io ho fatto come Selly: ho voglia di contare solo su me stessa».
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