Sui social negli ultimi giorni non si è parlato d'altro: i "famigerati" collant strappati di Gucci in vendita sul sito per la modica cifra di 140 euro (aggiornamento: ora sono sold out). Un semplice paio di calze nere, imperativo autunnale di qualunque donna, con smagliature su tutta la lunghezza e perfino un buco. Insomma, nulla che non sia successo a una qualsiasi di noi, magari proprio nel momento peggiore, prima di un appuntamento o durante una serata. Il modello firmato Gucci ha fatto discutere, non solo per il prezzo ma sicuramente per il prodotto in sè: perché mettere in vendita un accessorio già rovinato? E se anche fossimo conquistate dal mood punk, non potremmo strappare un paio di collant qualsiasi per conto nostro?
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I collant strappati: una nuova provocazione?
Twitter, alla spasmodica ricerca di spiegazioni, ha prodotto una teoria in base alla quale Alessandro Michele, noto per le sue provocazioni e per l'andare controcorrente, abbia visto una ragazza uscire da una festa con i collant strappati e abbia deciso di riprodurli per farci riflettere sulla caducità della moda. Teoria per ora non confermata ma che dà vita ad altre domande senza risposta: compreremmo un capo solo perché è firmato? (Spoiler: sì, visto che i collant sono esauriti). Usurato è affascinante? E, dal punto di vista della sostenibilità: quando arriva il momento di buttare qualcosa?
Collant strappati, i precedenti
Gucci, peraltro, non è il primo a puntare sui collant strappati: prima Alexander Wang nel 2008 e poi Hedi Slimane per Saint Laurent nel 2015 li hanno usati per portare in passerella un modello di donna misteriosa, rockstar o groupie chissà.