Lecce, c'è la mano di Gotti nella svolta della squadra giallorossa

Blin dà inizio all'azione dalla linea di difesa
Blin dà inizio all'azione dalla linea di difesa
di Michele TOSSANI
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Martedì 23 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 22:36

Qualcosa di vecchio, qualcosa di buono. Con un calcio dal sapore antico, come la torta di mele che solo la nonna ti sapeva preparare, Luca Gotti ha presentato a Reggio Emilia un Lecce organizzato come sarebbe piaciuto a quei tecnici zonisti che provarono a innovare il panorama calcistico italiano sul finire degli anni Ottanta: 4-4-2 con le linee compatte, due attaccanti centrali di peso, aggressività in zona palla e costante ricerca della profondità, aggredita poi con tanti uomini ad accompagnare l’azione.
Un Lecce quadrato, ordinato, che non ha lasciato agli avversari praticamente nessuna palla gol e che invece, da parte sua, ha creato molto. Stavolta riuscendo anche a concretizzare buona parte di quanto prodotto. Alla fine il risultato di tre a zero è stretto per i giallorossi, veri padroni di una partita che, fin dall’inizio, non ha avuto storia. 
Tutto quanto di buono si è visto nello scontro salvezza con il Sassuolo è figlio delle settimane di lavoro che Gotti e il suo staff hanno svolto dal momento in cui, dopo l’infausta partita col Verona, sono stati chiamati a farsi carico della barca leccese. Una barca che in quel momento faceva acqua, non tanto in termini di prestazioni quanto dal punto di vista dei risultati, reduce com’era da una striscia di un punto conquistato in cinque partite (comprendendo la sconfitta con i gialloblù scaligeri).
Con l’arrivo di Gotti la svolta. Sotto la gestione tecnica dell’allenatore veneto infatti la truppa giallorossa ha messo insieme tre vittorie in altrettanti, fondamentali scontri diretti, imposto il pareggio alla lanciatissima Roma di De Rossi dopo una partita nella quale il Lecce avrebbe meritato i tre punti e perso soltanto una volta, a San Siro con il Milan. Tutto ciò è stato reso possibile non soltanto dalla tranquillità trasmessa al gruppo (e all’ambiente attorno alla squadra) da Gotti ma anche da scelte tattiche importanti, che hanno subito pagato ricchi dividendi.
La prima mossa, passata un po’ sotto silenzio dalla critica, è stata quella dell’inversione dei centrali Baschirotto e Pongracic. Con la nuova disposizione che vede il croato posizionato sul centro-sinistra e l’ex ascolano sul centro-destra il Lecce ha guadagnato a livello di costruzione, soprattutto spostando Baschirotto dalla parte del suo piede forte. Altra novità è stata l’utilizzo del cosiddetto doppio terzino a sinistra, con la promozione di Patrick Dorgu a titolare davanti ad Antonino Gallo. Doppio terzino soltanto in teoria in quanto il diciannovenne danese è in realtà elemento dalle spiccate attitudini offensive, sia spingendo sulla corsia che entrando dentro il campo per giocare nel mezzo-spazio o nel corridoio centrale. Lo ha confermato in occasione del secondo gol giallorosso a Reggio Emilia, in un’azione che è stata un manifesto del Gotti pensiero: vantaggio costruttivo 3 contro 2 con l’abbassarsi di Blin fra i centrali difensivi a inizio azione; sfruttamento di questa superiorità tramite la conduzione in avanti di Pongracic; palla verticale per Gallo in sovrapposizione e assist per Dorgu che attaccava l’area avversaria.
Proprio il già citato Blin rappresenta un’altra innovazione prodotta dal nuovo corso tecnico del Lecce. Con il francese e Ramadani infatti Gotti ha varato il centrocampo con due mediani, soluzione che consente alla squadra di essere compatta centralmente, attenta sulle transizioni rivali e in grado di gestire una fase difensiva meno ossessiva dal punto di vista del pressing alto e più orientata al controllo posizionale degli spazi.
Infine, Piccoli e Krstovic utilizzati insieme. Che sia con Piccoli alla Mandzukic (come visto a Salerno), con l’ex atalantino appena dietro il giocatore del Montenegro o col doppio centravanti come col Sassuolo, i due attaccanti hanno creato un’ottima intesa (vedasi la terza rete segnata in Emilia), aiutando la squadra con la loro pressione, gli attacchi alla profondità e la difesa della palla. A ciò si aggiunga l’utilizzo che Gotti fa dell’intera rosa. A Reggio Emilia si è rivisto in campo nel finale anche Berisha, che deve a Gotti due delle sue tre presenze stagionali.

Ma anche i vari Pierotti, González, Venuti, Rafia, Sansone stanno avendo spazio. A conferma che la rosa assemblata in estate aveva profondità.

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