Ex Ilva, il siderurgico rallenta al minimo. Maxi ponte a casa per i lavoratori

Ex Ilva, il siderurgico rallenta al minimo. Maxi ponte a casa per i lavoratori
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 19 Aprile 2024, 13:12

Dal giorno successivo all’anniversario della Liberazione (25 aprile) a domenica 5 maggio, Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria potrebbe eventualmente ricorrere ad un ponte lungo per l'ex Ilva. Non c’è ancora una decisione dell’azienda, non è stato comunicato nulla ai sindacati, ma è un’ipotesi che negli ambienti di lavoro sta circolando e su cui la stessa azienda starebbe facendo qualche approfondimento. Se sarà effettivamente un ponte lungo e come sarà, se una specie di chiusura collettiva con un mix tra ferie e cassa integrazione, lo si capirà nei prossimi giorni.

La motivazione che spingerebbe l’amministrazione straordinaria ad adottare un provvedimento del genere sarebbe nella necessità di alleggerire temporaneamente il carico del personale, visto che l’attività è scarsa e la produzione - con un solo altoforno in marcia, il 4 - ai minimi termini.

Una soluzione del genere non è completamente nuova per l’ex Ilva. In passato è già stata adottata, ma limitatamente al personale degli uffici e a quello addetto alle funzioni di staff. Stavolta, invece, verrebbe allargata agli impianti ed anche questo sarebbe un segno della criticità della situazione.

Sugli impianti resterebbero le figure professionali strettamente necessarie e il personale di comandata, mentre nei giorni che vanno dal 26 aprile al 5 maggio l’intero stabilimento avrebbe complessivamente un organico molto ma molto ridotto. E pensare che questa era, e forse lo è ancora, una fabbrica a ciclo continuo, solo che senza materie prime, con gli impianti fermi, una serie di ripristini da fare e una produzione che resta rasoterra, è evidente che un bel pezzo della continuità del ciclo per ora si è perso e occorrerà ricostruirlo nel tempo. Quanto ce ne vorrà, difficile dirlo adesso. «Sentendo i dirigenti dello stabilimento - spiega una fonte a Quotidiano -, si valuta con ottimismo la determinazione di fare che si sta sviluppando tra Governo e commissari, lo si ritiene un segnale senz’altro positivo, ma ci viene anche detto chiaramente che la risalita della produzione è lontana. Mettere a posto lo sfascio che si è creato, non sarà semplice e non sarà una passeggiata. Sarà necessario un intervento importante e ci vorrà altra cassa integrazione. Ma un conto è una cassa finalizzata a qualcosa, altro è tenere i lavoratori sospesi perché poi si pensa.

La proiezione è completamente diversa».

La cassa per i siti diversi da Taranto è già scaduta da metà marzo, occorrerà quindi rinnovarla e dovrebbe essere una procedura unica per tutto il gruppo, mentre non è un problema il fatto che sia stata superata la data di scadenza e non ci sia stata ancora la proroga, perché in questo caso vale comunque la copertura stabilita dalla legge, oltre all’impegno già preso dal Governo in materia di ammortizzatori sociali. Sicuramente i temi della cassa integrazione, degli impianti da riaccendere, della produzione possibile e di cosa i dipendenti dovranno fare per insinuarsi nello stato passivo di AdI a tutela dei loro diritti, saranno al centro del confronto tra sindacati e commissari già fissato per il 7 maggio. A questo incontro dovrebbe aggiungersi quello che i vertici delle sigle metalmeccaniche hanno chiesto alla premier Giorgia Meloni. «Qualcosa si sta muovendo - spiega un’altra fonte -. Sono partiti i primi acquisti di materiali e di ricambi e sono state rimesse a punto le procedure in materia. Per la situazione determinata dalla precedente gestione, solo alcune linee riuscivano a operare, altre, invece, facevano le richieste ma non venivano espletate. Ma si procederà anche nella ricostruzione degli altri ruoli operativi, a partire da coloro che sono direttamente nella produzione».

Sul versante dell’indotto che lavora con Acciaierie, fonti sindacali segnalano che 10-15 imprese hanno già avanzato richiesta di proroga della cassa ordinaria dopo aver consumato le prime 13 settimane. Queste ultime, si spiega, essendo state attivate nel periodo che va dal 20 gennaio alla fine di gennaio, terminano ora a fine mese. Sono invece rientrate a pieno regime, riportando in attività tutto l’organico (complessivamente 340 unità), le imprese Semat Engineering e la Ettore, che stanno lavorando, anche se per Semat ci sarebbero da recuperare somme arretrate, per cui entro fine mese si dovrebbe vedere di definire un piano di rientro. Circa gli stipendi di marzo, alcune aziende gli hanno già pagati, ma non sono molte, e quindi si capirà meglio nella prossima settimana, visto che il 20, data di accredito, stavolta viene di sabato. Infine, entro fine mese i commissari di Acciaierie dovrebbero chiudere la certificazione dei crediti pregressi dell’indotto per trasmettere poi tutto a Sace affinché renda operative le misure di sostegno già approvate.

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