Sindacati e Mittal ancora di fronte
per cercare l'intesa sui salari

Sindacati e Mittal ancora di fronte per cercare l'intesa sui salari
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 23 Aprile 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 12:18
Esattamente dieci giorni fa l’ultimo incontro che ha fatto registrare un passo in avanti nella trattativa Ilva. Tornano oggi alle ore 10 al Ministero dello sviluppo economico i sindacati per la negoziazione vincolante con Am InvestCo. Seguirà, a strettissimo giro, la riunione di domani allo stesso orario. Anche sulla base del percorso in discesa sul versante Antitrust, occorre dare una svolta ad una vertenza che si trascina da troppo tempo.
Saranno quindi due le giornate consecutive al Mise. Intanto oggi si riparte da quell’avvicinamento che c’era stato nel precedente summit: ArcelorMittal, a capo della cordata Am InvestCo che si è aggiudicata gli asset del siderurgico, sull’aspetto salariale e sui diritti acquisiti aveva confermato la propria disponibilità a mantenere invariata la parte fissa derivante dal contratto collettivo nazionale. C’è da lavorare ancora sulla cosiddetta parte variabile ma, almeno rispetto a qualche tempo fa, c’è stata un’apertura sul fronte della trattativa.
I sindacati metalmeccanici e confederali avevano prudentemente mostrato soddisfazione rimarcando, però, la presenza di nodi ancora da sciogliere per quel che riguarda la struttura variabile della retribuzione dei dipendenti e per quanto fino a oggi consolidato. Il sindacato continua a sostenere che la discontinuità può essere considerata nella forma ma non nella quantità e nella sostanza: la discontinuità legale non deve intaccare la parte normativa e retributiva in essere. Dall’altra parte, ArcelorMittal vorrebbe legare questi costi variabili del personale a una redditività aziendale.
Questo filone della negoziazione è dovuto alla discontinuità richiesta dalla Commissione europea: per l’azienda sarebbe necessaria anche una discontinuità occupazionale, per le organizzazioni sindacali non si possono revocare diritti acquisiti nel corso degli anni.
 
E a proposito di Commissione europea e Antitrust, il verdetto di Bruxelles è sempre più vicino. Se è vero che alla scadenza formale manca un mese, i segnali che filtrano sono positivi. Anche Antonio Marcegaglia, presidente e Ad del gruppo industriale in predicato di uscire dalla cordata, di recente al portale specializzato Siderweb ha confermato: «Sulla questione Ilva la Commissione europea ha preso in esame una serie di elementi cui la cordata ha risposto oltre che con le dismissioni annunciate, anche con la nostra uscita dalla partita come elemento rafforzativo della proposta. Credo che il pacchetto proposto sia significativo e dovrebbe risolvere tutti i dubbi, anche se l’ultima parola spetta ai funzionari che si sono riservati di rispondere entro il 23 maggio».
Il pacchetto proposto dalla multinazionale dell’acciaio ha ammorbidito la posizione inizialmente molto rigida della struttura guidata da Margrethe Vestager. Il progetto di dismissioni riguarda i seguenti asset: ArcelorMittal Piombino, l’unico impianto di acciaio galvanizzato della società in Italia; ArcelorMittal Galati, Romania; ArcelorMittal Skopje, Macedonia; ArcelorMittal Ostrava, Repubblica Ceca; ArcelorMittal Dudelange, Lussemburgo; linee di galvanizzazione 4 e 5 a Flemalle; linee di decapaggio a caldo, a freddo, laminazione a freddo e di banda stagnata a Tilleur, tutte a Liegi, in Belgio.
Una volta risolta la pendente situazione dell’Antitrust e considerato che il Comune di Taranto ha già fatto sapere di non voler prolungare troppo la partita del ricorso al Tar del Lazio - su questo, la Regione Puglia è meno netta - non resta dunque che accelerare sulla trattativa sindacale vincolante. Oggi si riparte ma restano ancora tanti fronti aperti: esuberi, piano industriale e investimenti ambientali.
 
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