Acciaieria d'Italia rinuncia alla battaglia legale con il Ministero

Acciaieria d'Italia rinuncia alla battaglia legale con il Ministero
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 23 Aprile 2024, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 12:34

“Non sussistono i presupposti per la presentazione di una Valutazione di impatto sanitario in quanto si tratta di un adempimento che non è previsto dalla legge” scriveva un anno fa Acciaierie d’Italia al ministero dell’Ambiente,a proposito dell'ex Ilva di Taranto, che l’aveva sollecitata nell’ambito del riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Era il rifiuto espresso da Acciaierie d’Italia a trazione ArcelorMittal con Lucia Morselli amministratore delegato. 
Dodici mesi dopo quel rifiuto è stato rimosso. I commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, Fiori, Quaranta e Tabarelli, hanno deciso, incaricando gli avvocati, di rinunciare agli atti legali che la vecchia società ha intrapreso al Tar e al Consiglio di Stato. Al ministero dell’Ambiente, i commissari hanno detto che loro intenzione è quella di collaborare, partendo dalla messa a punto della Valutazione di impatto sanitario, strumento utile per capire quali impatti ha la produzione dell’acciaio sulla salute pubblica e sulle comunità dei territori più vicini all’insediamento industriale. 

L'iniziativa 

I commissari insedieranno quindi un tavolo di esperti che produrrà la Vis e riprenderanno il confronto col ministero sulla nuova Aia che si è fermato proprio perché l’azienda ha opposto resistenza sulla Vis. Quest’ultima, partendo dallo scenario post operam, cioè a interventi ambientali conclusi, contemplerà la produzione a 6 milioni di tonnellate annue e la sua evoluzione a 8 milioni, che è alla base della nuova Aia. Non è irrilevante che i commissari abbiano voluto dare un segnale stoppando il conflitto sulla Vis. L’aspetto ambientale e l’impatto sanitario sono infatti tra i principali nodi della vicenda ex Ilva - se non il principale per l’opinione pubblica - e attendono una definizione da molti anni. C’è poi una nuova inchiesta della Procura in corso e l’Arpa Puglia ha lanciato l’allarme sulla crescita delle emissioni di benzene, che restano sì sotto i valori-soglia ma stanno comunque aumentando. Inoltre, oggi pomeriggio (si veda altro articolo del giornale) c’è una nuova manifestazione di protesta che mette al centro i temi della salute, del futuro e della riconversione economica dall’ex Ilva, senza tralasciare che la necessità della Vis è stata più volte richiamata sia da Legambiente che dalla stessa Arpa, per citare alcune delle voci più importanti che si sono espresse. Se allora il contesto è questo, appare evidente come la mossa dei commissari di procedere con la Vis e di fermare la battaglia legale, si presti a più letture: una dimostrazione di discontinuità con la gestione in sella sino a due mesi fa, un primo tentativo di dialogo con le istituzioni e con le comunità interessate e l’avvio della ricostruzione dei rapporti sociali tra fabbrica e territorio, che in questi anni si sono fortemente deteriorati.

La battaglia contro la Vis è andata avanti sino a poco tempo fa, ma nel recente confronto di AdI in as col ministero è stato spiegato che nel frattempo la situazione era cambiata, che si era insediata un’amministrazione straordinaria e che c’era la volontà di dare seguito alle richieste dei ministeri dell’Ambiente e della Salute sulla Vis. Non si può escludere, a questo punto, che l’alt agli atti contro la Vis porti i commissari a fermare anche gli altri ricorsi. Non pochi, infatti, quelli che la passata gestione ha prodotto su più materie, bersaglio vari soggetti, tra cui Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti. 

Il cambio di rotta

È noto, inoltre, come la battaglia legale senza risparmio di risorse economiche sia stata uno dei tratti distintivi della gestione Morselli, per cui potrebbe essere intenzione dei commissari sottoporre a verifica, per cercare di arginarlo e ridimensionarlo, quest’enorme contenzioso. In sostanza, una rivalutazione dei ricorsi pendenti. Rifacendo un po’ di cronistoria, avvicinandosi la scadenza dell’Aia (23 agosto scorso), che è ancora in vigore ma in regime di proroga, AdI ha presentato il 15 febbraio 2023 al ministero dell’Ambiente la richiesta di riesame Aia con valenza di rinnovo. Il Mase ha aperto l’istruttoria il 2 maggio e il 15 dicembre, insieme al dicastero della Salute, ha chiesto all’azienda di presentare, entro il 12 giugno prossimo, la Vis associata allo scenario emissivo indicato nell’istanza di rinnovo, cioè 8 milioni di tonnellate di acciaio l’anno. AdI si è però opposta e il 22 dicembre ha presentato ricorso prima al Tar del Lazio e poi a quello di Lecce contro la presidenza del Consiglio, tre ministeri (Ambiente, Salute, Affari Europei e Pnrr), Istituto superiore di Sanità e Ispra e chiesto altresì l’annullamento di una serie di atti. Successivamente sono stati presentati da AdI motivi aggiunti al ricorso e chiesta la sospensione cautelare dell’esecuzione dei provvedimenti impugnati. 
Di quest’ultimo aspetto si sono occupati il Tar di Lecce a febbraio, che ha respinto l’istanza cautelare, e in appello il Consiglio di Stato a marzo, che invece l’ha accolta ma solo ai fini della sollecita fissazione dell’udienza di merito da parte del Tar, fermo restando, nel frattempo, l’esecutività della nota ministeriale contestata da AdI. 
L’ultimo atto c’è stato infine il 15 aprile, quando il Tar ha confermato che non esiste un pregiudizio grave e irreparabile per AdI legato al rischio di considerare ritirata l’istanza di riesame dell’Aia perché superati i termini per la presentazione dei documenti integrativi chiesti dal Mase con i provvedimenti impugnati. 

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