Borgo antico: da palazzi nobiliari a laboratori di cultura

Borgo antico: da palazzi nobiliari a laboratori di cultura
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 3 Aprile 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 16:13
Si chiama “Taranto, Respira” e ha ricevuto la menzione “per il valore attribuito nella proposta al coinvolgimento della cittadinanza nel processo di trasformazione e per la definizione di un solido impianto organizzativo per la sua implementazione”.
Dopo aver ispezionato i progetti classificatisi nei primi tre posti al Concorso promosso da Invitalia, ecco l’ultima tappa di questo percorso di idee per la Città Vecchia: capogruppo è “Mario Cucinella Architects Srl” con trenta persone tra mandatari, giovani professionisti e consulenti. Come detto, è uno dei due finalisti (l’altro è “Taranto Azzurra” di Ove Arup&Partners International Limited di cui ci siamo già occupati ndc) ad aver ottenuto questa menzione speciale. 
Per “Taranto, Respira” non si tratta di disegnare una città e fare un bel progetto ma di capire con quali modalità in questo luogo ricco di contenuti e memorie possa innescarsi un meccanismo virtuoso. Taranto offre una grande opportunità ed è “un luogo ricco di contraddizioni tra bellezza naturale e artificio industriale che non ha trovato negli ultimi decenni un vero rapporto con la contemporaneità. Le grandi fabbriche sovrastano la gentilezza di una città straordinaria che ci racconta, nonostante la disparità di forze, un luogo ancora bellissimo, immaginato dai tarantini come il luogo della loro storia, dei loro riti religiosi, del loro rapporto con i due mari. Questo progetto non vuole cristallizzarlo con un masterplan ma costruirlo immaginando una serie incrementale di azioni finalizzate a ritrovarlo nel tempo”.
Si propone un programma suddiviso in diverse fasi, un processo rigenerativo per cicli guidati da una visione generale.
 
La fase zero è denominata formattazione e ha come limite temporale il 2018. È intesa come una fase preliminare, necessaria, che comprende l’avvio di una serie di azioni mirate, propedeutiche e complementari alle fasi di “Colonizzazione creativa” e al “Consolidamento”. Viene preparato il campo attraverso azioni che hanno la finalità di ridare aria e luce alla città, renderla accessibile, percorribile, sicura e fruibile. In questa fase il processo partecipativo si baserà sull’informazione. L’adozione del principio della sussidiarietà, dal quale deriva il ricorso a pratiche di governance multilivello, diventa un fattore cruciale.
La fase uno è detta “Colonizzazione creativa” e ha una deadline entro il 2020. Vengono localizzate alcune prime funzioni che agiscono “come riserve di ossigeno per la formazione della nuova atmosfera indispensabile per l’innesco della rigenerazione”. Il processo partecipativo si baserà sull’interazione. Occorre individuare la specifica combinazione di risorse “attraverso le quali un territorio conferisce qualità e unicità all’offerta dei suoi prodotti e servizi, al fine di consentirne una trasformazione efficace per lo sviluppo connesso a una maggiore capacità delle politiche locali e degli attori dell’innovazione di ascoltare il territorio e di interagire con le popolazioni”.
Il “consolidamento” caratterizza la fase due entro il 2025 attraverso promozione e sviluppo delle iniziative. Si agisce sul nuovo ecosistema in formazione attraverso il consolidamento delle funzioni previste per le colonie nonché l’inserimento di alcune funzioni più pregiate e più potenti dal punto di vista della generazione dei profitti. Il processo partecipativo si baserà sulla mobilitazione e “attraverso una sorta d’immersione nel contesto locale si intende confrontarsi con le diverse richieste di riconoscibilità in esso presenti, facilitando la mobilitazione della conoscenza informale della società locale e stimolando l’esplicitazione del sistema dei valori associati alle risorse materiali e immateriali”.
L’ultima fase è quella dello “sviluppo responsabile” entro il 2030. Evoluzione e crescita dell’Isola messa in grado di funzionare autonomamente per generare nuovo valore urbano a sostegno degli interventi più massivi e strutturali. Il processo partecipativo “si baserà sull’empowerment: promuovere empowerment significa sollecitare attività formative che mettano la popolazione in grado di responsabilizzarsi su alcune questioni (scuola, privato sociale, volontariato, servizi socio-sanitari, comunità creative)”.
Alla fine di questo giro a tappe, tra i risultati auspicati ci sono: una “Regeneration school”, una scuola internazione per poter studiare in una città laboratorio a Palazzo Amati, una “Fab Taranto”, un laboratorio creativo a Palazzo De Bellis, un “Urban center”, un Museo della Città che racchiude la storia della città millenaria a Palazzo delli Ponti, un “Temporary housing”, uno spazio per la cultura e la ricerca a Palazzo Fornaro. E, ancora, uno spazio per le mostre all’ipogeo Palazzo Stola, la “strada degli artisti” tra via di Mezzo e via San Marco, case natura e vivai urbani dove adesso ci sono spazi inutilizzati. E infine i “green roof”, ossia i “tetti giardino” dei palazzi per combattere lo smog cittadino, l’inquinamento acustico e ospitare eventi sparsi per tutta la Città Vecchia.
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