Palazzina Laf il film di Michele Riondino rischiava di fermarsi. Una lettera di Acciaierie d'Italia del giugno 2022 provava così a bloccare le riprese del film del regista. Il film prende il nome da un reparto dell'Ilva dove venivano reclusi o condannati a stare in attesa, 79 operatori che non hanno accettato di firmare una clausola contrattuale che li avrebbe demansionati a operai.
Il post del regista arriva in un momento difficile dell'ex Ilva, il futuro ancora incerto in primis a cui si aggiunge la mancata corresponsione di stipendi e tredicesime mensilità nei confronti dei dipendenti delle ditte dell'indotto siderurgico. «Con questa lettera Acciaierie d'Italia provava a bloccare le riprese del film #palazzinalaf. È solo la prima di tre lettere con le quali esprime il suo dissenso non tanto alle riprese di un film che racconta alcuni fatti avvenuti nel suo perimetro, ma come si può leggere, la sua opposizione è nei modi e nei luoghi in cui queste riprese dovevano essere svolte», scrive Riondino sul suo profilo facebook.
I motivi contenuti nella lettera
Secondo Acciaierie d'Italia infatti tra le motivazioni che avrebbe spinto l'impresa a dire no alle riprese ci sono: la tutela dell’ambiente, la sicurezza dei lavoratori e le tecniche di ripresa.
«Ora, se già le prime due fanno ridere se considerate da che pulpito viene la predica, l’ultima fa veramente riflettere su che tipo di considerazione ha la suddetta società della questione ambientale e sanitaria tarantina (oltre che dell’industria cinematografica italiana) -spiega Riondino - .