Punta Perotti, altro round. Le imprese in Cassazione chiedono 568 milioni

Punta Perotti
Punta Perotti
di Samantha DELL’EDERA
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Sabato 9 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 14:34

Punta Perotti arriva in Cassazione. Il Comune di Bari ha deciso di impugnare le due sentenze della Corte d’Appello dell’autunno del 2022 con le quali Comune, Ministero e Regione erano stati condannati a pagare 13 milioni e 700mila euro su ricorso della Sud Fondi (società della famiglia Matarrese) e della Ma.Bar. Che però, rispettivamente, avevano chiesto un risarcimento di 540 milioni e di 28 milioni di euro, quindi in totale 568 milioni.

Il ricorso delle società

Le due società, in risposta al ricorso del Comune, hanno presentato un ricorso incidentale per chiedere alla Cassazione di ridefinire la quantità del risarcimento danni, portandolo alla somma da loro richiesta. La giunta comunale ha quindi deliberato l'affidamento dell’incarico a tre legali, al costo di 84mila euro, per affrontare la causa in Cassazione.

«Noi abbiamo fatto ricorso – ha spiegato il direttore generale del Comune, Davide Pellegrino – perché riteniamo che le somme per le quali siamo stati condannati non siano dovute». Somme che comunque il Comune ha già messo da parte in via prudenziale, su decisione del Consiglio comunale. Ma a loro volta i contendenti hanno deciso di presentare un ricorso incidentale contestando appunto la cifra indicata dalla Corte d’Appello come risarcimento danni.

Le sentenze

Nel dettaglio le due sentenze risalgono a settembre e ottobre 2022. Con la prima la Corte d’Appello ha condannato Comune di Bari, Regione Puglia e Ministero della Cultura a risarcire alla Sudfondi, la società in liquidazione dei Matarrese, 8 milioni e 700mila euro per Punta Perotti (più spese accessorie). La Corte d’Appello ha quindi accolto, in parte, la richiesta dei Matarrese come risarcimento del danno patrimoniale subito dall'abbattimento - avvenuto nel 2006 - dei palazzi di Punta Perotti. I costruttori avevano impugnato la sentenza con la quale invece il Tribunale nel 2014 aveva rigettato la loro domanda di risarcimento che era pari a 540 milioni di euro.

Tutto ha inizio nel 1995 quando cominciarono i lavori della lottizzazione poi ritenuta abusiva. In realtà nel 2001 gli imprenditori furono tutti assolti perché loro i permessi dagli enti li avevano avuti regolarmente. Come recitava la sentenza: «I procedimenti di formazione dei due piani di lottizzazione nn. 141/1987 e 151/1989 erano illegittimi, in quanto: i piani erano stati adottati in violazione delle misure urbanistiche di salvaguardia (inedificabilità assoluta) imposte dalla legge regionale». Ma nessuno aveva controllato. «Le concessioni edilizie erano illegittime ed inefficaci, quanto meno perché rilasciate in mancanza di un piano di lottizzazione legittimo ed in carenza dell’autorizzazione paesaggistica già prescritta», recitava la sentenza.

La vicenda Punta Perotti va avanti, i palazzi vengono comunque confiscati e demoliti poi nel 2006. L'illegittimità della confisca era già stata dichiarata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha riconosciuto un risarcimento complessivo di 49 milioni di euro (37 alla sola Sud Fondi), già liquidati, per il mancato godimento dei suoli negli anni della confisca, dal 2001 al 2010.

La battaglia ora si sposta in Cassazione. Ma già nei prossimi giorni la querelle su Punta Perotti tornerà in Consiglio nel corso del dibattito di lunedì sul progetto e sull’avvio delle procedure di esproprio per gli ultimi due lotti del parco Costa Sud che sorgerà con fondi Pnrr: i lotti 1 che corrisponde alla zona di Punta Perotti e 3 di Torre Carnosa. Nel caso del primo lotto l’indennità calcolata di esproprio (anche sulla base di consulenze tecniche) è stata di circa 12 euro a metro quadro, per una cifra complessiva di un milione e 251mila euro più 135mila e 599 euro di indennità aggiuntive.

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