«Offeso dopo l'incontro sul ring». Lo sfogo del vincitore italo-marocchino

Bilal ha ottenuto la cittadinanza italiana da dieci giorni. L'altro pugile, invece, viene dal Lazio

L'incontro di pugilato a Copertino
L'incontro di pugilato a Copertino
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Martedì 31 Ottobre 2023, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 09:51


Più forte del razzismo e dei pregiudizi Bilal Boussadra da Mirabella Eclano (Avellino) vince, per il secondo anno consecutivo, il titolo di campione Italiano Youth di pugilato. E lo vince a Copertino. Un successo straordinario perché questa volta lo conquista da cittadino italiano, anche se a quanto pare è stato costretto a fare conti con i soliti pregiudizi razziali.

Questa infatti non è solo la storia di un trionfo, ma anche e soprattutto dell'ennesimo indecente episodio di razzismo denunciato.

Dopo finale vinta con un pugile laziale, mentre i due atleti si abbracciavano, il papà del suo avversario avrebbe - a quanto è stato raccontato - tentato di aggredirlo e lo avrebbe offeso chiamando Bilal «Marocchino di m» e continuando «Hai vinto perché sei un nero» per poi colpire con un pugno un tecnico che era intervenuto tentando di calmarlo. Fatti tutti da accertare, al momento oggetto di una narrazione di parte.

La cittadinanza italiana

E dire che solo venti giorni fa, al compimento del suo 18esimo compleanno, Boussadra è diventato cittadino italiano. Boussadra fa pugilato a Mirabella Eclano, all'Irpinia Pro Ring del maestro Sandro Froncillo, da quando aveva sei anni. È nato in Italia da genitori marocchini, ma fin dal suo primo titolo Scholboy ha sognato di diventare italiano e vestire la maglia azzurra. In nazionale è stato convocato più volte, non ha potuto partecipare ad incontri ufficiali perché cittadino straniero.

Il racconto di Bilal

«Diventare italiano è stato sempre il mio sogno racconta Bilal sono nato in Italia, ad Ariano Irpino, ma ho ottenuto la cittadinanza italiana al compimento del mio 18esimo anno di età, come prevede la legge italiana. Ho sofferto molto questa situazione non tanto sul piano sociale ma su quello sportivo. Sognavo di indossare la maglia azzurra, però ho dovuto aspettare e nonostante diverse convocazioni, non ho potuto partecipare a campionati europei e mondiali difendendo quel tricolore che desideravo fosse mio. Ho vinto quattro titoli italiani e due volte il torneo "Alberto Mura" ma nonostante la stima dei tecnici azzurri non potevo fare altro che attendere. Solo ora posso gridare "Viva l'Italia" dopo ogni vittoria. Questo per me significa tanto, tutto insomma».

L'amarezza per le offese che avrebbe subito a Copertino lascia subito il posto a tentativi di giustificazione. «Nella terra dove vivo continua il neo campione italiano ed anche quando sono andato in giro per l'Italia, finanche da "abusivo» in nazionale non mi era mai capitato un episodio simile. L'incontro era finito, ero abbracciato con il mio avversario piangevamo insieme e ci stavamo facendo i complimenti a vicenda, quando poi sono arrivate le minacce e le offese del padre. Lo stesso avversario, con cui avevo già combattuto, è rimasto sorpreso e stranito. Ho provato a capire questa reazione ma non ci riesco nello sport si vince o si perde a prescindere dal colore della pelle o dalla razza. Posso capire la delusione per aver solo sfiorato l'impresa, ma andare oltre non appartiene a gente di sport, specialmente in una disciplina come il pugilato. Spero che il papà del mio avversario comprenda l'inopportunità del gesto e che non lo ripeta più».
 

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