Massaggi hard: giudizio immediato
per il professore universitario

Massaggi hard: giudizio immediato per il professore universitario
di Roberta GRASSI
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- Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 13:13
BRINDISI - Alla sbarra in quattro per il presunto giro di prostituzione che sarebbe stato allestito in centri massaggi delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, da un prof universitario e dalla compagna e gestito anche da altri presunti complici cinesi e italiani. Su richiesta del pm Savina Toscani, il gip Maurizio Saso ha disposto il giudizio immediato per il presunto capo dell’associazione per delinquere sgominata dalla Squadra mobile di Brindisi, Chu Wengchang detto Vincenzo, 58 anni, residente a Lecce (assistito dall’avvocato Fabio Di Bello), già docente universitario di Matematica all’Università del Salento.
 
Giudizio immediato anche per Yu Lijuan, la compagna, detta Sofia, 53 anni, anche lei residente a Lecce; Changyu Zhu, 53 anni, residente a Taranto; Wang Liping, detta Franca, di 46 anni, residente a Brindisi. Sono tutti ancora agli arresti domiciliari, dal 27 novembre 2015. Le difese hanno ora 15 giorni di tempo per scegliere eventualmente percorsi giudiziari “alternativi”: per chiedere di patteggiare o l’ammissione al giudizio abbreviato. Stando a quanto accertato dagli investigatori le “massaggiatrici” venivano costrette con violenza a prostituirsi e in caso di rifiuto venivano minacciate di subire conseguenze. In una circostanza, di fronte al desiderio di ribellione di una ragazza, i vertici dell'organizzazione sarebbero riusciti a “calmarla” paventando pesanti ritorsioni nei confronti dei suoi familiari, sino ad arrivare a minacciare l’uccisione di alcuni dei suoi parenti stretti in Cina. Il volume d’affari stimato si aggirava attorno ai 150mila euro al mese.
Secondo l’accusa il prof avrebbe adottato tutte le decisioni operative impartendo direttive per la gestione della prostituzione nei centri massaggi di Lecce e Gallipoli. A Brindisi sarebbe stato attivo il “Peonia Rossa”. Dieci furono in tutto gli arresti, eseguiti il 17 settembre 2015. In cella finì anche un leccese che insieme ai “soci” cinesi si sarebbe occupato della gestione dei centri massaggi “Ninfea Orientale” di Lecce e Gallipoli, nonché della gestione di un appartamento in via Vecchia Frigole, nel capoluogo salentino. Ai domiciliari, oltre a un altro cinese, anche un tarantino accusato di aver coadiuvato insieme a una delle donne cinesi finite nei guai proprio con l'accusa di sfruttamento della prostituzione di numerose giovani connazionali, il centro massaggi “Zhong Yi” a Taranto, occupandosi anche della regolarizzazione della posizione delle prostitute straniere presso gli uffici della questura jonica. Tra le persone indagate a piede libero, invece, figuravano i presunti fiancheggiatori del gruppo, incluse alcune massaggiatrici abilitate che avevano offerto la propria disponibilità a figurare tra i dipendenti dei centri a luci rosse sì da consentire ai titolari delle strutture di ottenere le autorizzazioni amministrative previste. Le massaggiatrici sono di Surbo e di Tricase: la prima “tutor” dei centri “Ninfea Orientale” di Lecce e Gallipoli, la seconda del centro massaggi “Peonia Rossa”, con sede a Brindisi, in via Grazia Balsamo, al quartiere Cappuccini, alla cui gestione avrebbero collaborato anche altri due degli indagati a piede libero, uno addetto all'amministrazione del centro e alla regolarizzazione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno per le prostitute cinesi. Al vaglio degli investigatori anche la posizione del locatore dell'immobile nonché degli appartamenti occupati dai gestori e dalle ragazze orientali. Tutti collaboratori di fatto, secondo gli inquirenti, del professore.
Per tutti loro c’è stato stralcio: il pm non ha inteso procedere con giudizio immediato, la vicenda potrebbe passare per l’udienza preliminare, se non dovesse esserci richiesta di archiviazione.
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