Rifiuti abbandonati tra i loculi, discariche a cielo aperto e strade senza asfalto: benvenuti in cimitero. La denuncia

I detriti ammassati nel cimitero
I detriti ammassati nel cimitero
di Pino GRECO
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 06:45

La segnalazione arriva da più persone che si recano al cimitero per pregare o far visita ai propri cari: «Da più di 2 mesi ci sono due discariche a cielo aperto all’interno del “nuovo” cimitero di Tricase, in una struttura inaugurata nel lontano 1987, dove mai nessuno in più di 36 anni, quando piove, può fare visita ai propri cari, perché manca l’asfalto o una superficie calpestabile che eviti la formazione di enormi pozzanghere».

Le segnalazioni

Così, dopo il problema sulle dimensioni dei loculi, che solo qualche mese addietro è balzato agli onori della cronaca, sembra che il cimitero e, soprattutto, i defunti, non possano ancora trovare pace.

Neanche quella terrena. Il motivo? Questa volta non è “dentro l’urne”, bensì sotto “l’ombra dei cipressi”, occupato da metri e metri cubi di scarti di vegetazione, materiale da costruzione e materiali provenienti anche dall’estrazione delle salme dei loculi come le lapidi funerarie.

Rifiuti e pozzanghere

Si tratta, infatti, di rifiuti organici, i primi, e speciali, i secondi: questi ultimi, tra l’altro, in quanto “particolari”, necessitano di essere opportunamente identificati, raggruppati, ma distinti per tipologia, trasportati, recuperati e smaltiti in discarica. Ciascuna di queste fasi comporta una serie di procedure, obblighi e processi valutativi ben definiti. E ancora, dal 1987, allorquando il cimitero venne inaugurato, mai nessuno si è preoccupato minimamente di asfaltare o di realizzare una superficie calpestabile in quella zona, che evitasse quantomeno, all’indomani delle copiose piogge proprie delle stagioni autunnali/invernali, la formazione di enormi pozzanghere, che, invece, non fanno in tempo ad essere drenate perché vengono alimentate da altre precipitazioni. Necessario anche sottolineare che si tratta, prima ancora che di rispetto delle regole, di rispetto per i defunti, che non meritano di riposare tra i rifiuti (meno che meno tra quelli speciali), e di attenzione per i vivi, che già si recano in quel luogo avviliti dal lutto. E che così vengono pure vilipesi nel dolore. Costretti a subire lo scempio della consapevolezza di dover vedere annegare la loro sofferenza in quelle pozze e i propri cari circondati da ammassi informi di spazzatura.

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