Blitz in Salento, il carabiniere "scomodo" e gli imprenditori: sfilza di bombe e attentati incendiari

Nel mirino un militare dell'Arma poi trasferito

Blitz in Salento, il carabiniere "scomodo" e gli imprenditori: sfilza di bombe e attentati incendiari
Blitz in Salento, il carabiniere "scomodo" e gli imprenditori: sfilza di bombe e attentati incendiari
di Roberta GRASSI
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Lunedì 6 Novembre 2023, 20:19 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 17:43

Una sfilza di attentati. Nel mirino tanto per cominciare il carabiniere “scomodo”. Poi numerose le aziende nel mirino. Imprese di varia tipologia: ditte edili, appaltatrici di lavori pubblici. Ma anche una società del settore pubblicitario. Un clima di “terrore” a parere degli inquirenti sarebbe stato imposto nel nord Salento. Un condizionamento ambientale utile ad affermare la supremazia di un clan della Scu facente capo a Fernando Nocera, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine. 

Nel caso del carabiniere, il ruolo di “determinatrice” del proposito intimidatorio in danno del militare che prestava servizio Carmiano prima di essere trasferito a Lecce viene attribuito a una donna, Caterina Bisconti.

Due gli esecutori, individuati dal “capo”. I fatti risalgono al 18 aprile 2021. Ma mentre gli attentatori si avvicinavano al portone d’ingresso dell’abitazione dell’appuntato, a Surbo, intervennero i colleghi in divisa. Bloccarono i due (Maicol Screti e Antonio Rampino) che a quanto ricostruito tentarono di disfarsi di una bottiglietta molotov e di un accendino. 

I dettagli

Secondo quanto emerse stavano per lanciarlo proprio contro l’ingresso dell’appartamento. La ragione? «Bisconti - è riportato dal gip - pretendeva di spacciare senza l’intervento di forze dell’ordine particolarmente zelanti». «Gli sto facendo fare lo straccetto sotto la macchina», si dicono gli indagati nelle intercettazioni. Le difficoltà operative imposero un cambio di programma. Ma le intenzioni non riuscirono a tradursi in fatti. «”Sì...a Carmiano a maggio.... facciamo ...quel carabiniere.. perché sta rompendo i c...i a Carmiano....ecco...giusto un avvertimento...che gli dici non rompere i c...i». 

L’appuntato a tutela della propria incolumità fu poi trasferito a Lecce, ragion per cui gli animi si placarono in quel di Carmiano. La carrellata di episodi, invece, rivolta alle imprese del territorio è molto lunga. Sempre nell’aprile del 2021, a Carmiano, due bottiglie incendiare furono lanciate all’interno di un B&B. Nel maggio una bomba di medio potenziale fu fatta esplodere davanti al cancello dell’attività ricettiva riconducibile a una persona che aveva sporto denuncia per estorsione. Altra bomba, contro l’auto a giugno. Infine i colpi di pistola. 
Sempre a giugno 2021, a Leverano, l’incendio di un’Audi A2. A dicembre spari contro il portone dell’abitazione. 
A Veglie, nello stesso anno, i danneggiamenti a una impresa che stava eseguendo lavori di rifacimento della rete idrica. 

Nel mirino, in particolare gli escavatori dell’azienda. Ancora le fiamme ai cinque mezzi di proprietà di un’agenzia pubblicitaria che gestiva anche un camion “vela”. A fronte di una richiesta di 50mila euro inoltrata per il tramite di una lettera. Denaro mai riscosso. 
Ad ottobre 2021, una Fiat Punto a fuoco a Magliano. Poi ancora, la richiesta estorsiva in danno del titolare di una ditta individuale di colture floricole e ortaggi a Leverano perché versasse, dice l’accusa, «il ”pensiero” a Natale, Pasqua e alla festa di “Ognissanti”». Duemila euro, almeno. 
Altra vicenda, in piena estate (luglio 2021) l’incendio in danno dello stabilimento balneare a Punta Prosciutto: distrutti pedane, ombrelloni, lettini e sdraio. A Copertino, nel gennaio 2022, il rogo all’ingresso di una rivendita di frutta. Un mese dopo, fuoco a un market di Torre Lapillo: danneggiati celle frigorifero, i quadri elettrici e una tenda frangisole. Ultimo della lista un incendio auto a Carmiano. 

Una striscia di terrore finalizzata a imporre la propria volontà mafiosa, dicono gli inquirenti che contestano in tutti i casi il metodo mafioso. Fatti insomma commessi, sostiene la Dda di Lecce « al fine di agevolare l’organizzazione mafiosa Sacra Corona Unita, in particolare il clan promosso, diretto e organizzato da Fernando Nocera; così da implementare il controllo del territorio e delle attività commerciali e d’impresa del luogo e accrescere con ciò la forza economica del sodalizio stesso». 

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