L'emergenza degli asili nido: in Puglia solo 20 posti ogni 100 bimbi

L'emergenza degli asili nido: in Puglia solo 20 posti ogni 100 bimbi
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 9 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 12:17

Quasi 1.800 madri pugliesi nel 2022 hanno smesso di lavorare, rassegnando le dimissioni: e i due terzi dicono che il motivo è una difficile, se non impossibile, conciliazione tra carriera e famiglia. Ma in tutto questo i nidi, che pure sono in aumento, sono comunque troppo pochi al Sud, tanto che due istituti su tre sono costretti a respingere alcune domande di iscrizione perché non vi sono posti a sufficienza. Sullo sfondo la battaglia della revisione del Pnrr, voluta dal governo Meloni e dal ministro pugliese Raffaele Fitto. L'esecutivo, proprio per bocca dell'ex governatore, ha assicurato che tutti i bandi già assegnati saranno finanziati in altri modi. «Nel decreto Caivano sono previsti 500 milioni di risorse nazionali per gli asili. A questi si aggiungono altri 900 milioni. Complessivamente siamo riusciti a mantenere il target e abbiamo salvato tutti gli asili che sono stati messi a gara». In ballo ci sono circa 90mila posti che nella revisione del Piano, concordata con l'Europa, sono stati stracciati per motivi tecnici più che per una scelta precisa del governo. Ma il sindaco di Bari e presidente nazionale dell'Anci, Antonio Decaro, la vede da un'altra prospettiva: «Le risorse non basteranno per i 260mila posti che ci eravamo prefissati, siamo convinti di questo», ha detto qualche giorno fa a margine di un incontro con lo stesso ministro. 
Perché i nidi sono così importanti tanto da essere diventati un nodo centrale per l'esecuzione del Pnrr? Intanto perché l'Europa chiede all'Italia di raggiungere la quota dei 33 posti nei nidi per ogni 100 bambini di età inferiore ai due anni. E poi perché nel deserto demografico di questi anni i servizi per l'infanzia diventano un punto di svolta cruciale, tanto che lo stesso esecutivo ha inserito delle nuove agevolazioni in Manovra di bilancio. 
I dati dell'Ispettorato del Lavoro sulle 44mila madri italiane - di cui quasi 1.800 in Puglia - che hanno rinunciato all'impiego professionale sono un faro su una condizione di enorme difficoltà. Soprattutto al Sud: «A livello territoriale, sono ancora ampi i divari dell’offerta educativa che potrebbero essere attenuati grazie agli investimenti previsti dal Pnrr e alle recenti politiche di ampliamento e di perequazione .Il Centro-Italia e il Nord-est in media hanno una copertura dei posti ben superiore al 33% dei bambini residenti (36,7% e 36,2%, rispettivamente), il Nord-ovest è prossimo all’obiettivo (31,5%), ma il Sud e le Isole, seppur in miglioramento, sono ancora lontani (16,0% e 16,6% rispettivamente) - si legge nell'ultimo rapporto dell'Istat -. A livello regionale l’Umbria è la regione con il più alto livello di copertura (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). La Toscana, il Friuli Venezia Giulia e il Lazio si attestano sopra la soglia del 33% (38,4%, 36,8% e 36,1%). Di contro, fra le regioni del Sud, restano ancora al di sotto del 15% Campania, Sicilia e Calabria (11,7%, 13% e 14,6% rispettivamente), mentre la Sardegna con il 32,5% fa registrare il livello più alto. I capoluoghi di provincia hanno una copertura media del 35,3%, mentre i Comuni non capoluogo, nel loro insieme, hanno una copertura di posti inferiore di ben dieci punti percentuali (24,9%)».

I numeri in Puglia

In Puglia, tenendo conto di tutti i tipi di strutture, i posti a disposizione sono 19,7 per ogni 100 residenti di età inferiore ai due anni (appena 6,9 se si considerano le sole istituzioni pubbliche). In Umbria, come già riportato, sono più del doppio. A questo, poi, va aggiunto il discorso legato alla scuola elementare frequentata a tempo pieno: in Puglia, anche per motivi strutturali dell'offerta, solo il 25% degli alunni ha fatto questa scelta. E si torna al report dell'Ispettorato del Lavoro: il 78% delle donne che avevano un problema nel coniugare l'attività professionale con la cura dei figli, raccontavano di non avere parenti prossimi in grado di aiutarle. Verrebbe da dire, non a torto, che sono i nonni a salvare la carriera delle madri, più che il sistema di welfare. 
La partita di questi anni sarà vinta se questa tendenza sarà ribaltata e se anche al Sud aumenteranno per davvero i posti nei nidi e gli alunni che frequentano il tempo pieno a scuola, così da risollevare - ci si augura - anche il tasso di natalità, in calo ormai da un decennio. La Puglia nei bandi già finanziati dal Pnrr è la prima regione in Italia con 154 milioni di euro per 328 progetti. Mentre la Regione ha stanziato altri 13 milioni per i contributi alle famiglie. Qui il sistema sembra funzionare: i nidi spesso sono coperti da fondi pubblici e comunque non gravano sulle famiglie. Il problema è che i posti sono pochi.
 

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