Crac delle Ferrovie Sud Est: «Danni d'immagine, risarcimento per 300 mln»

Crac delle Ferrovie Sud Est: «Danni d'immagine, risarcimento per 300 mln»
di ​Luigi LUPO
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Venerdì 24 Novembre 2023, 21:47 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 15:29

Ritardi, disagi, soppressione di corse. Un danno per i cittadini pugliesi, ma anche «l’immagine infangata di Fse e Ferrovie dello Stato». Parole dure, al termine di oltre tre ore di discussione, quelle dell’avvocato Mario Zanchetti, legale di Ferrovie dello Stato e Ferrovie del Sud-Est (la seconda è stata acquistata dalla prima nel 2016), parti civili nel processo sul crac della società ferroviaria pugliese, guidata all’epoca dei fatti dall’avvocato Mario Fiorillo. La cui gestione dei conti è stata oggetto delle critiche di Zanchetti che si uniscono alle accuse della Procura di Bari. I pm, nell’udienza dello scorso 3 novembre, hanno chiesto una condanna a 12 anni per l’ex amministratore unico di Fse, imputato, tra gli altri capi, per bancarotta fraudolenta societaria. Richieste di pene, dai tre ai dodici anni, anche per altri dodici imputati.

La responsabilità penale degli imputati


Fse, ora di proprietà del più grande operatore nazionale del trasporto ferroviario, tramite il suo avvocato ha chiesto al Tribunale di riconoscere la responsabilità penale degli imputati e il pagamento di una provvisionale di 245 milioni di euro, 45 per Ferrovie dello Stato e 200 per Ferrovie del Sud-Est.

Cifre che forse pagherebbero solo in parte una serie di presunte “malefatte” nella gestione dei conti della società, andata in dissesto nel 2004 e considerata – come ha ribadito l’avvocato Zanchetti - «inaffidabile e totalmente incapace di gestire il servizio di trasporto pubblico della Regione». Anche l’ente, con il suo legale, l’avvocato Gianluca Loconsole, ha chiesto i danni: 50 milioni. «Danni anche d’immagine – ha tuonato Loconsole - perché sui mezzi c’era il logo di Regione Puglia che finanziava gran parte delle opere di Fse. Quattro milioni di cittadini pugliesi vogliono sapere come sono stati spesi quei soldi, perché ci fossero stati ritardi, disagi e soppressione di corse». 

I presunti conti sballati


Le cifre folli, i presunti conti sballati, hanno accomunato le discussioni delle difese delle parti civili. «Fse – ha illustrato Zanchetti – aveva acquistato un software per 80 milioni: 40 per l’acquisto, altri 40 per una capitalizzazione di vent’anni. I principi contabili stabiliscono chiaramente che la capitalizzazione, se fatta per un periodo troppo lungo, crea duplice effetto di falsificazione contabile». Così per l’avvocato «il bilancio del 2012 è completamente falso». Stessa ipotesi per gli esercizi del 2013 e del 2014 dove sarebbero emersi «23 milioni di crediti che in realtà erano debiti». Una situazione societaria che appare disastrosa. Al punto che, spiega il legale Zanchetti, quando, nel marzo 2016, arriva il commissario Andrea Viero, «emergono difficoltà nel reperire le carte che attestino il quadro societario. Le scritture erano state nascoste. Fse era una società che doveva stare a Bari ma era sparsa dappertutto». Fiorillo non avrebbe battuto ciglio sulle proposte – ha aggiunto il legale di Regione, Loconsole – «arrivate da società nate solo per assistere Fse e poi fallite». Le gare sarebbero state sempre evitate, se non in rarissimi casi. E per Fiorillo non sarebbero mancati compensi “monstre”. Come i presunti 5 milioni in qualità di assistente del Rup. «Non c’era bisogno dell’assistente. Questa per me è una dissipazione, anzi una distrazione», contesta Zanchetti. «All'inizio del 2016 - ha aggiunto - la società aveva una situazione debitoria pari ad almeno 311 milioni di euro, due volte il fatturato annuo».
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