Lotta ai tumori, fra un anno a Lecce la factory per studiare nuove cure

A partire dal 2025 a Ecotekne sorgeranno laboratori dedicati allo studio delle terapie Car-T. Il referente Gigli «Riusciremo a ridurre le migrazioni sanitarie dalla Puglia»

Un laboratorio di ricerca
Un laboratorio di ricerca
di Mattia CHETTA
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Domenica 7 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 22:05

Nuove “armi” nella lotta ai tumori solidi. Parte dall’Università del Salento guidata dal rettore Fabio Pollice la sfida di docenti, studenti e ricercatori per curare i tumori in bambini e adulti, in particolare carcinomi e sarcomi. A partire dal prossimo anno, infatti, sorgeranno sui terreni del complesso Ecotekne laboratori di ricerca e sviluppo con la possibilità di avviare la programmazione dei primi trial clinici nelle strutture ospedaliere pugliesi, utilizzando la terapia Car-T. E dal 2027 il progetto si completerà con l’ultimazione della factory. Una rete di 2.700 metri quadrati per un’opera destinata a incrementare il prestigio del Tecnopolo per la medicina di precisione pugliese. A UniSalento si affiancheranno gli atenei di Bari e Foggia, il sistema sanitario pugliese – coinvolto nella sua totalità – oltre alla Fondazione “Policlinico Gemelli” e all’ospedale “Bambin Gesù” di Roma, pronte a supportare il gruppo di studiosi e scienziati con le loro competenze sulle tecnologie Car-T. L’importante investimento è garantito attraverso i fondi del ministero della Salute e della Regione Puglia.

Come funzionerà

«Sarà un processo lungo che ci permetterà di formare delle competenze altamente specializzate sul territorio creando grandi opportunità per i nuovi laureati e le persone che si occupano di Scienze dure, pescando ovviamente dal nostro bacino – spiega il professore Giuseppe Gigli, direttore dell’Istituto di Nanotecnologia del Cnr e coordinatore del gruppo di Nanotecnologie Molecolari –.

Nella prima fase saranno impiegati tra i 15 e i 30 ricercatori che si occuperanno della produzione dei costrutti, ossia la produzione di farmaci biologici basati su quelle che sono le Car-T. La tecnologia funziona in questo modo: si preleva sangue dal paziente, si estraggono linfociti T, a quel punto vengono ingegnerizzati all’interno della factory per far sì che i linfociti possano esprimere il recettore che poi andrà a riconoscere le cellule tumorali. A quel punto, dopo aver amplificato il numero di queste cellule, verranno reinfuse nel paziente all’interno di centri certificati, che in Puglia sono numerosi. Ma l’idea – prosegue Gigli – è quella di rendere questa factory un centro di riferimento dell’intero Mezzogiorno. Permetteremmo di ridurre il processo di migrazione sanitaria e, quindi, di abbattere i costi. Con una terapia di questo genere, commerciale, fornita dalle multinazionali, un paziente arriva a spendere per una singola infusione anche 400mila euro. Mentre con una terapia accademica, sviluppata all’interno della factory che stiamo realizzando, il costo oscillerà tra i 50mila e i 60mila euro». Non solo. Alle attività di prelievo e infusione di cellule ingegnerizzate si aggiunge la possibilità di sviluppare nuovi farmaci per aggredire sempre più tipologie di tumori. A partire da quelli solidi che, generalmente, sono quelli più ostici. E per farlo sono stati previsti centri di sviluppo all’interno della stessa factory che beneficeranno delle facilities del Tecnopolo della medicina di precisione della Regione Puglia, situato proprio all’interno di Ecotekne. In questo modo si mettono a sistema le tecnologie e le innovazioni sviluppate nel campo delle bionanotecnologie, ambito nel quale la Puglia e Lecce sembrano essere all’avanguardia a livello mondiale.

L'obiettivo

Uno strumento utile, dunque, per cercare di stroncare, o ridurre, i cosiddetti viaggi della speranza. Come si può evincere dal monitoraggio effettuato di recente dalla Fondazione Gimbe, infatti, nel 2021 la regione ha registrato un saldo negativo per la mobilità sanitaria pari a 131,4 milioni di euro. Nel dettaglio, la Puglia ha incassato circa 150 milioni per i pazienti provenienti da altre regioni (con le strutture private che hanno assorbito tre quarti della mobilità in arrivo), collocandosi all’ottavo posto nella classifica nazionale sborsando però 281 milioni per i pugliesi che sono andati a curarsi fuori dai confini regionali, attestandosi al quinto posto della classifica dietro a Lazio, Sicilia, Campania e Calabria. Disparità tra le regioni più ricche e quelle più povere che potrebbero acuirsi, sempre secondo Gimbe, con la riforma sull’Autonomia differenziata. Con la “Car-T cell factory” – che si avvale della consulenza scientifica del professore Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità – appena fuori il capoluogo salentino prenderà forma, inoltre, un polo biotech di elevatissima massa critica per un totale di circa 20mila metri quadrati di strutture adibite a tecnologie biotech.

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