Sanità, scontro sui viaggi della speranza: «In 20 anni ridotti del 32%»

FdI attacca il governatore Emiliano: «Mala gestione e se la prende con il Ddl Calderoli. Fuga dei pugliesi fuori regione: nel 2022 passivo da 300 milioni» La replica dell'assessore: «Nonostante i tagli, risanati conti e servizi»

Sanità, scontro sui viaggi della speranza: «In 20 anni ridotti del 32%»
di Paola Ancora
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Martedì 19 Marzo 2024, 05:00

L’autonomia differenziata che il centrodestra al Governo del Paese è pronto ad approvare subito dopo il voto infiamma il dibattito anche in Puglia. Così, se il presidente Michele Emiliano, nel corso dell’audizione in Commissione Affari costituzionali alla Camera, ha annunciato la costituzione di una task force sul Ddl Calderoli «che ci consenta di capire come ci possiamo difendere da questa situazione», quattro giorni più tardi il centrodestra pugliese punta il dito proprio contro il governatore. «Emiliano si scaglia contro l’autonomia differenziata, peccato che si dimentichi che la sua disastrosa gestione della sanità pugliese contribuisce ogni anno ad alimentare la mobilità passiva che, nel 2022, ha segnato un saldo negativo di ben 162 milioni di euro, dato in aumento rispetto al 2020 e al 2021» hanno dichiarato, con una nota congiunta, i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Francesco Ventola, Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Renato Perrini e Michele Picaro.

L'affondo

Fratelli d’Italia snocciola i dati: «Dall’analisi sulla mobilità interregionale in ambito sanitario del Dipartimento Salute della Regione Puglia, solo nel 2022, il dramma dei tanti, troppi cittadini pugliesi costretti a curarsi al di fuori del nostro territorio per colpa dell’incapacità del centrosinistra che disamministra la Puglia da 20 anni - attaccano i consiglieri - ha prodotto una passività di quasi 300 milioni di euro che solo per meno della metà sono stati mitigati dall’attivo. Di questi, ben 217 milioni, il 72% della spesa totale, sono stati sborsati per i ricoveri dei pugliesi costretti letteralmente a emigrare, in larga parte al Nord, per il loro sacrosanto diritto di curarsi e di poter contare su una sanità efficiente». Nel 26% dei casi i pugliesi hanno scelto la Lombardia per curarsi, il 22% l’Emilia Romagna. «Sono dati impietosi - affondano - che certificano la totale incapacità di Emiliano di risolvere i problemi della sanità pugliese. Il gruppo per lo studio dell’autonomia differenziata istituito dal presidente, quindi, non è altro che l’ennesimo tentativo di fuggire di fronte alle proprie responsabilità, accusando il Governo di irridere il Sud. Dimenticandosi di essere lui per primo a irridere i pugliesi alimentando le Regioni del Nord con la mobilità passiva».

La replica

La replica non si è fatta attendere, tanto più che gli uffici regionali del Dipartimento per la Salute rivendicano il rispetto dei Livelli essenziali di Assistenza per il terzo anno consecutivo - con la Puglia unica regione del Sud a essere stata promossa dal ministero - e, contestualmente, l’operazione di risanamento dei conti che dovrebbe consentire di uscire dal Piano di rientro fra qualche mese e non più tardi del marzo prossimo. «Prima di tutto – osserva infatti l’assessore alla Sanità regionale, Rocco Palese – i numeri di vent’anni fa non prevedevano affatto la mobilità attiva: ovvero, in Puglia da fuori Regione non veniva quasi nessuno a curarsi. Oggi la sanità regionale, come ammettono i consiglieri di FdI, attira pazienti. Che il saldo di mobilità 2022 sia superiore a quello dei due anni precedenti, contrassegnati dalle restrizioni pandemiche, con le significative limitazioni non solo alla circolazione delle persone ma persino all’accesso alle cure non urgenti non sembra particolarmente sorprendente: è un quadro che caratterizza tutte le regioni meridionali, quelle che maggiormente – e storicamente – risentono del fenomeno della mobilità passiva».

Al netto, poi, di queste considerazioni ci sono i numeri. «Quello della mobilità è un fenomeno complesso – spiega ancora il direttore del dipartimento Politiche per la Salute, Vito Montanaro - che per la Puglia ha registrato valori in passato ben peggiori di quelli che si sono osservati nel 2022, le cui cause del tutto evidentemente non possono essere attribuite a singoli governatori, e per il quale non esistono soluzioni semplici o immediate: tuttavia si può osservare come nella nostra Regione il numero di ricoveri in mobilità passiva era pari a 72.589 nel 2005, a 58.526 nel 2015 e a 49.481 nel 2022 (pari a un meno 32%, ndr). Non si può certo negare il contenimento del fenomeno negli ultimi 20 anni, che si è realizzato nonostante il piano di rientro e i tagli lineari al personale e alle risorse».

Tuttavia, per Palese e Montanaro non si tratta ancora «di risultati pienamente soddisfacenti, soprattutto se pensiamo che per la quasi totalità delle prestazioni esiste un’offerta, di ottima qualità, nella nostra Regione: oltre il 70% della mobilità passiva verso la Lombardia e il Lazio è erogata da grandi gruppi dell’ospedalità privata, così come il 54% di quella verso il Veneto e il 48% di quella verso l’Emilia Romagna. La possibilità di introdurre delle regole per il governo di questi flussi - prosegue il direttore - non è evidentemente nella disponibilità della Regione, ma del livello centrale, così come il compito di verificare che a livelli essenziali di prestazioni omogenee corrisponda un’omogenea disponibilità di risorse e un omogeneo trasferimento di risorse».

«Su questi temi – conclude l’assessore Palese - ci aspettiamo che non si aprano polemiche di parte, ma che si lavori insieme nell’interesse dei cittadini pugliesi, affinché l’autonomia differenziata non rappresenti un ulteriore passo verso l’aggravamento di queste insopportabili diseguaglianze».

P.Anc.

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