Ex Ilva, il ministro sulla valutazione sanitaria: «Ambiente, interesse comune»

Il presidio dei lavoratori della Semat
Il presidio dei lavoratori della Semat
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Aprile 2024, 05:00

«Non stava in piedi» il ricorso da parte dell’ex Ilva di Taranto al Tar e al Consiglio di Stato contro la richiesta dei ministeri dell’Ambiente e della Salute di produrre la Valutazione di impatto sanitario (Vis) nell’ambito del riesame e rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale.

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, commenta così (si veda Quotidiano di ieri) la decisione dei commissari di ritirare gli atti giudiziari contro la Vis che la precedente gestione societaria, con ad Lucia Morselli, ha avanzato al Tar di Lecce al Consiglio di Stato.

Il ritiro degli atti, secondo Pichetto Fratin, non va inteso come “riappacificazione” tra azienda e ministero. «Si era estremizzata questa scintilla» commenta il ministro a Torino a margine di evento, invece c’è «un interesse comune» con AdI ed è «riuscire a trovare una soluzione, il più velocemente possibile, che abbia la decarbonizzazione, la ripresa delle produzioni e la salute di Taranto come riferimento».

Oltre a fermare i ricorsi, i commissari hanno annunciato l’insediamento di un tavolo di esperti per la Vis. Che consiste in un elaborato predisposto dall’azienda sulla base delle linee guida adottate dal ministro della Salute insieme all’Istituto Superiore di Sanità. La finalità è quella di stimare l’impatto complessivo, diretto e indiretto, che la realizzazione e l’esercizio di un impianto industriale procura sulla salute della popolazione.

Il sindaco

«Dovremo comprendere bene come la vogliono articolare ma tra le condizioni poste ai commissari di Acciaierie c’era appunto quella di evitare conflitti con la comunità», commenta a Quotidiano il sindaco Rinaldo Melucci. «Il tema ambientale, anche in base al Codice per l’Ambiente, potrebbe aprire la strada all’accordo di programma, che per noi è essenziale in vista di qualunque cessione dei compendi aziendali - dice Melucci -.

Quando sono venuti i commissari, abbiamo detto che siamo disposti ad accompagnare il processo e a sostenerli, a patto che la vicenda ambientale, e quindi un accordo di programma, fosse al centro della loro iniziativa di riorganizzazione dell’azienda. È quindi un passo che va verso una schiarita ed una ricostruzione dei rapporti. Noi stessi, come enti locali, abbiamo una serie di contenziosi aperti e pensare di stemperarli all’interno dell’accordo di programma, è possibile se sul tema ambientale c’è una posizione aperta e chiara da parte del Governo». «In questi anni hanno gettato un mare di soldi in avvocati», rileva Melucci a proposito della raffica di contenziosi “sparata” dalla vecchia gestione. E chiede, il sindaco, che «i crediti, i ristori ambientali che vanta il quartiere Tamburi, siano stralciati dalla massa passiva e dai normali debiti. Il quartiere va garantito, non può essere trattato come un qualsiasi fornitore».

L'Arpa

«Può essere un’inversione di tendenza e speriamo che ciò avvenga. Sinora si erano sempre opposti e ora prendiamo atto della novità - dice Vito Bruno, direttore generale di Arpa Puglia -. Tuttavia comunicazioni ufficiali non ne abbiamo ancora avute. Cosa succederà adesso, non lo sappiamo. Facciamo un passo alla volta. Un giudizio compiuto lo daremo sulla base delle comunicazioni formali. Certo, la Vis la farà l’azienda, ma poi dovrà essere controllata e verificata. Non si può pensare ad una cosa diversa».

Gli ambientalisti

«Sì, è una inversione di tendenza - afferma Alessandro Marescotti di Peacelink, che però frena le valutazioni positive - ma mi sembra di capire che la Vis la farà l’azienda e non sarà in contraddittorio. Ma soprattutto temo che questa manovra sia collegata a quanto si sta profilando in sede di processo di appello per “Ambiente Svenduto” a proposito della perizia sanitaria. Loro, non essendo riusciti a contestare la metodologia di calcolo, hanno deciso di dimostrare che i dati precedenti erano sbagliati e che inserendo nuovi dati, emerge un quadro differente. Sarebbe un lavoro in simbiosi tra ciò che è stato presentato in appello e quanto ci si appresta a fare. Ipotizzo che non avrebbero fatto la mossa del ritiro dei ricorsi se i nuovi dati usciti fuori non dessero ragione a loro anziché a chi continua a dire che c’è un rischio sanitario non accettabile».

«Vediamo se procedono con la Vis - rileva Lunetta Franco di Legambiente -, intanto sulla produzione annuale e poi sull’assetto, che ancora non è noto, che assumerà in futuro la fabbrica. La Vis la chiediamo da 13 anni, è il nostro cavallo di battaglia e va fatta anche sui forni elettrici e sulla decarbonizzazione. Ci aspettiamo che il pubblico eserciti un controllo severo e ci auguriamo che si parta per un dialogo con la città e per un’apertura sulle questioni salute e ambiente».

I sindacati

«È un voler coniugare tutti gli interessi per evitare lo sfilacciamento sociale che c’è stato sino ad oggi - sottolinea Davide Sperti della Uilm -. Lo Stato oggi gestisce da solo l’ex Ilva e un rilancio non può non passare da tutte le garanzie e le tutele».

Per Biagio Prisciano, della Fim Cisl, «è positivo se l’ottica è quella di aprire un dialogo col territorio, visto che questa vertenza, oltre il lavoro, ha come capitoli principali l’ambiente e la salute. Segnare la discontinuità va bene, importante è che il nuovo approccio porti anche le migliorie che stiamo chiedendo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA