Zio Michele è uscito dal carcere: «Ero più libero dentro. Sarah? L'ho uccisa io»

Michele Misseri ha lasciato il carcere di Borgo San Nicola questa mattina a bordo di una Jeep bianca
Michele Misseri ha lasciato il carcere di Borgo San Nicola questa mattina a bordo di una Jeep bianca
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Domenica 11 Febbraio 2024, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 14:09

Michele Misseri, lo "zio" di Avetrana, ha lasciato il carcere di Lecce questa mattina alle 7.15. Era in auto e non si è fermato per rilasciare dichiarazioni.

«Mi sentivo più libero dentro, fuori mi sento invece incarcerato», ha detto invece all'avvocato. Lo riferisce lo stesso legale all'Ansa. Misseri «fisicamente sta bene - spiega Latanza - è molto provato a livello psicologico. Per il resto dovrà riprendere una vita tra virgolette normale, adesso. Mi ha palesato la volontà per un pò di giorni di non parlare con nessuno». «Dopo uscito dal carcere - aggiunge - l'ho lasciato con una persona che lui conosce e non so dove sia andato». «Oggi - precisa il legale - non sta andando ad Avetrana», nella sua abitazione in via Deledda dove Sarah fu uccisa. «Sicuramente oggi non andrà - conclude - e forse neanche domani».

(Video di Nicola Sammali)

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VideoIl delitto di Avetrana

Michele Misseri, il contadino 70enne che era stato condannato a 8 anni di reclusione per la soppressione del cadavere della povera Sarah Scazzi, ha finito di scontare in anticipo la pena per buona condotta. Era recluso a Borgo San Nicola e a quanto si apprende tornerà ad Avetrana, nella villetta tristemente nota per essere il luogo in cui la ragazzina è stata uccisa. Per il delitto di Sarah, avvenuto il 26 agosto 2010, sono state condannate all'ergastolo la moglie di Michele, Cosima Serrano, e la figlia Sabrina Misseri

La condanna

Secondo la ricostruzione dell’accusa, accolta nella sentenza definitiva del 2017, Misseri si è occupato di nascondere il cadavere della nipote, figlia di una sorella della moglie, che frequentava assiduamente l’abitazione di famiglia. Sarah sarebbe stata strangolata dalla zia Cosima e dalla cugina 22enne Sabrina, che lei considerava come una sorella. A scatenare il delitto - secondo i giudici - era stata la gelosia di Sabrina, innamorata di Ivano Russo, il “dio Ivano”, come lo chiamava, che non soltanto avrebbe mostrato interesse per Sarah, ma che l’aveva anche respinta, circostanza che la vittima aveva raccontato in giro, esponendo Sabrina ai pettegolezzi del paese.

Sabrina, subito dopo l’omicidio, aveva anche tentato di costituirsi un alibi, inviando dei messaggi alla cugina per invitarla ad andare con lei e un’amica al mare.

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