Mafia a Bari, prima verifica del ministero per lo scioglimento del Comune. Decaro: «Un atto di guerra». Il Viminale: «Monitoraggio necessario»

L'affondo del primo cittadino: "Un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio alla vigilia delle elezioni"

Mafia a Bari, prima verifica del ministero per lo scioglimento del Comune. Decaro: «Un atto di guerra». Il Viminale: «Monitoraggio necessario»
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Martedì 19 Marzo 2024, 20:40 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 14:42

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha comunicato al sindaco di Bari, Antonio Decaro, la nomina della commissione d'accesso chiamata a valutare l'ipotesi di scioglimento del Comune per mafia. Un passo compiuto dopo l'operazione “Codice interno”, che ha portato a oltre 140 arresti e posto sotto la lente della magistratura un presunto scambio di voti fra alcuni rappresentanti politici e i clan della città. A chiedere la verifica per un possibile scioglimento sono stati, all'indomani del blitz, i parlamentari del centrodestra.

La reazione del sindaco

«Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune. L’atto, come un meccanismo a orologeria - scrive Decaro - segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati, tra gli altri, l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra».

Il riferimento è alla consigliera Maria Carmen Lorusso, eletta con il centrodestra e solo successivamente passata in maggioranza.

«Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: “l'amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio - attacca il sindaco Decaro - ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale. È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita». 

Il Viminale: «Un monitoraggio a tutela degli amministratori»

«In relazione al provvedimento di accesso ispettivo nei confronti del Comune di Bari, di cui ha dato notizia il sindaco Decaro, il Ministero dell'Interno precisa che lo stesso si è reso necessario in esito ad un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell'indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l'azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune». A dirlo, in una nota, è il ministero dell'Interno. Il Viminale precisa inoltre «che l'accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge, a Bari come in altri diversi enti locali per analoghe circostanze, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì ad un'approfondita verifica dell'attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione». Tutto nasce dall'inchiesta "codice interno" condotta dalla Dda di Bari che lo scorso 26 febbraio ha visto eseguire 137 misure di custodia cautelare con l'accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso ha fatto emergere alcuni particolari collegamenti tra alcuni clan malavitosi della città e segmenti della vita politica e istituzionale. L'indagine tra gli altri ha portato agli arresti la consigliera comunale, organica alla maggioranza, Maria Carmen Lorusso e già presidente del nucleo di valutazione dell'area metropolitana di Bari. Insieme alla Lorusso accusata di voto di scambio e compravendita di voti dalla criminalità organizzata è finito in manette, anche, suo marito l'avvocato Giacomo Olivieri ex consigliere regionale e già presidente della società multiservizi del comune di Bari. Ancora a supportare la testi dell'accusa di infiltrazioni ci sarebbe anche l'arresto si un ex consigliere dell'Asi, il consorzio di gestione della zona industriale, Francesco Frezza, arrestato per collusione con ambienti del clan Parisi. Inoltre, le intercettazioni dalle quali emergeva un clima di sudditanza verso la malavita organizzata da parte dell'Amtab. Secondo gli investigatori, i clan imponevo l'assunzione di parenti, affiliati e amici. Per questo il tribunale ha messo sotto amministrazione giudiziale la municipalizzata.

I documenti

«È giusto che si sappia che negli scorsi giorni mi è stato richiesto di raccogliere tutte le attività svolte dal Comune di Bari contro la criminalità organizzata. Bene - prosegue Decaro - è stato consegnato al Prefetto alle 12 di ieri un voluminoso dossier, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, contenente le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni. È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco. A questa aggressione io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città. Fosse l’ultimo atto della mia esperienza politica. Non starò zitto. Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città». Poi la postilla, che è una dichiarazione di guerra a sua volta: «Se gli uffici del Ministero non hanno ritenuto di leggere le carte che ho consegnato, le farò leggere ai cittadini. E come ho sempre fatto, lascerò che siano loro a giudicare».

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