Aeronautico a terra: trattativa aperta
per nuove commesse

Aeronautico a terra: trattativa aperta per nuove commesse
di Elda DONNICOLA
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Martedì 3 Ottobre 2017, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 16:22
Si terrà oggi l’annunciato incontro tra il dirigente della Divisione Aerostrutture di Leonardo Alessio Facondo ed una rappresentanza di Tecnomessapia, l’azienda del settore aeronautico che rischia di mandare a casa 177 lavoratori da quando alla fine di giugno sono scaduti tutti i contratti in essere con la ex Alenia. Le aspettative non possono che tradursi in commesse da destinare a Tecnomessapia così come è stato previsto nell’accordo sottoscritto al Ministero dello sviluppo economico (Mise) lo scorso 20 luglio. Se lo aspettano anche in Confindustria impegnata a seguire attentamente la situazione sin dall’inizio, ovvero dai primi del mese di luglio quando il licenziamento collettivo sembrava ineludibile.
Malgrado l’accordo del 20 luglio al Mise tutto sembrava essersi messo nel peggiore dei modi per i 177 lavoratori Tecnomessapia. L’accordo sottoscritto alla presenza del vice ministro Teresa Bellanova sul finire di luglio ha previsto che il Governo concedesse un anno di cassa integrazione straordinaria a fronte di qualche commessa che Leonardo avrebbe concesso all’azienda cegliese per dare il tempo alla stessa di riorganizzarsi e di diversificare la produzione e quindi evitare che tanti lavoratori fossero licenziati.
 
Solo all’inizio della settimana passata in occasione del tavolo convocato dal presidente della Task-force per l’occupazione Leo Caroli, è venuto a galla che malgrado Tecnomessapia avesse ottemperato ai suoi impegni inaugurando un capannone di 400 metri quadri a Ceglie con tanto di certificazioni, non vi era ancora ombra del decreto che liquida le somme per la cassa integrazione e soprattutto non vi è ombra delle commesse di Leonardo sulle quali pure il Mise si era impegnato e aveva fornito le relative garanzie. A svelare come stavano le cose in sede di task-force era stata la rappresentanza di Confindustria. «Torniamo a confermare – afferma il direttore Angelo Guarini – che presso il Ministero il decreto non c’è ancora. Tutto ciò che doveva essere fatto è stato fatto, abbiamo seguito questa vertenza fin dall’inizio con attenzione nel tentativo di portarla a buon fine con tutto quello che siamo soliti fare in questi casi, anche muovendo le nostre strutture nazionali».
Fatto sta che nel frattempo, sono trascorsi tre mesi e da tre mesi i 177 lavoratori non percepiscono stipendio. A tal proposito, per verificare la possibilità da parte dell’azienda di anticipare ai lavoratori le quote del tfr (trattamento di fine rapporto), la stessa e i sindacati si incontreranno in Confindustria il prossimo 15 ottobre.
Ma è evidente che le maggiori aspettative sono riposte nell’incontro atteso per oggi tra il direttore Facondo e la rappresentanza Tecnomessapia. «Quello che ci pare più prevedibile – ammette il direttore Guarini – visto quanto è stato assicurato dal Ministero dello sviluppo – è che il Mise abbia passato l’informazione dell’impegno assunto a Leonardo e che adesso Leonardo metta in atto qualcosa di coerente con quell’impegno. L’Unico soggetto che può intervenire su Leonardo è proprio il Mise».
Nel caso in cui, come tutti auspicano, Tecnomessapia dovesse conseguire qualche contratto con Leonardo, si determinerebbe senza dubbio un precedente non di poso conto. Ovvero, perché Tecnomessapia viene “salvata” e le altre piccole e medie imprese anch’esse in crisi per la stessa politica di internalizzazioni delle lavorazioni no? «A suo tempo - ricorda il direttore Guarini – abbiamo avuto un incontro in Regione con il presidente Michele Emiliano e con l’allora assessore allo sviluppo Loredana Capone ai quali abbiamo portato un report del fortissimo disagio delle pmi di che ruotavano attorno a Leonardo. Noi abbiamo fatto un discorso di sistema, ci siamo spinti anche oltre presentando qualche proposta, poi ovviamente i passi successivi non dipendono da noi. Certo, la criticità è esplosa ed è stata più evidente con Tecnomessapia e quindi si è concentrata l’attenzione su questa azienda. Piuttosto io mi concentrerei di più sul discorso della formazione che, secondo noi, andrebbe estesa a tutte le pmi del settore per dare loro la possibilità di rigenerarsi e ricollocarsi sul mercato».
 
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