Sicurezza sul lavoro, i numeri dell'emergenza in Puglia

Sicurezza sul lavoro, i numeri dell'emergenza in Puglia
di Rita DE BERNART
4 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Aprile 2024, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 16:29

Domenica si celebra la giornata internazionale della sicurezza e salute sul lavoro. E vien da chiedersi: è davvero necessaria una ricorrenza per ribadire il diritto di ogni cittadino a lavorare in luogo sicuro e salubre? Si, evidentemente, se la media italiana degli incidenti con esito mortale ogni anno supera, e di tanto, i mille lavoratori. Non fa eccezione la Puglia che per il 2023 occupa la quarta posizione nella classifica per maggiore incidenza di infortuni. Ben venga, allora, questo momento di riflessione se finalizzato ad accendere il dibattito e fare da megafono e apripista ad iniziative di prevenzione di infortuni e malattie derivanti da una attività lavorativa svolta senza il pieno rispetto di canoni e misure adeguate. In Puglia, grazie alle imprese in prima linea, alto l'impegno in tal senso.

La giornata

Ogni anno, dunque, il 28 aprile, in più di cento Paesi, la Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro, istituita nel 2003 dall'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), e che trae origini da un movimento internazionale che riconosce nella sicurezza dei lavoratori un diritto fondamentale, si propone stimolare la consapevolezza dei rischi di infortuni e malattie professionali. Tanto più oggi: con l'avanzamento delle tecnologie, le innovazioni e il sistema dell'industria proiettato verso la transizione digitale e l'utilizzo dell'Intelligenza artificiale, si aprono nuovi scenari nel panorama lavorativo e, inevitabilmente, è necessario un approccio nuovo anche alle misure di prevenzione e sicurezza. Proprio la tecnologia infatti, e pare un paradosso, da un lato offre moderni strumenti, basti pensare all'intelligenza artificiale in funzione predittiva, ma dall'altro diventa essa stessa fonte di insidie. Fondamentali diventano, in un tale contesto, l'informazione e la formazione al fine di garantire un miglioramento tangibile nelle condizioni di lavoro e promuovere pratiche sicure.
I numeri sono allarmanti. Le soluzioni per invertire la rotta e spezzare la scia negativa passano da alcuni step fondamentali: consapevolezza, pianificazione, investimenti mirati a proteggere la vita e la dignità di chi ogni giorno si reca sul posto di lavoro. Un impegno comune che vuole su un fronte lo sviluppo di una cultura aziendale che valorizzi la sicurezza con l'ausilio di supporti e tecnologie adeguate e dall'altro, l'impegno da parte dei lavoratori nel recepire e rispettare le norme. Qualche numero per comprendere la portata del fenomeno. Solo lo scorso in Italia si sono verificati 1041 infortuni con esito mortale sul posto di lavoro, mentre nei primi due mesi 2014 se ne contano già 119, cifra, questa, in corso di aggiornamento e relativa alle informazioni ad oggi pervenute. Si tratta di dati Inail, elaborati a cura dell'Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Vega; dall'analisi del report emerge che la Puglia per l'anno in corso registra, fino ad ora, un valore provvisorio del 4,6%; negli ultimi sette anni il dato più basso nel territorio regionale si è avuto nel 2018 con il 36,9 % mentre il picco risale al 2021, in piena pandemia, con il 62,1%, risultato tra i peggiori in assoluto. Negativo anche il 2023 in cui è tra le regioni in zona rossa ovvero con le performance peggiori, avendo registrato un'incidenza per sinistri mortali del 48,9%, superiore a +25% rispetto alla media nazionale pari a 34,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori. Nello stesso arco temporale, al primo posto l'Abruzzo, seguito da Umbria, Basilicata, Puglia, in quarta posizione, Molise, Campania e Calabria. Prime della classe con l'incidenza delle morti sul lavoro più bassa, invece, Lazio, Toscana e Valle d'Aosta. Entrando più nello specifico si può notare inoltre come il Covid abbia influito particolarmente sulla l'incidenza media annua che, nel 2020 e nel 2021, è stata di molto superiore rispetto all'ultimo biennio e ha riguardato in buona parte il personale sanitario e delle attività manifatturiere. Più in generale, relativamente ai settori occupazionali, al netto del picco nella sanità legato alla pandemia, nel caso di denunce di infortunio con esito mortale, sono le costruzioni a risultare più a rischio e a registrare il maggior numero di infortuni mortali, seguono attività manifatturiere in genere e trasporti. Uno scenario preoccupante che impone una riflessione profonda e una improrogabile presa di coscienza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA