Svimez, il vicedirettore Prezioso: «Crescita, bene la Puglia. Ora nuovi investimenti sul modello di Leonardo»

Svimez, il vicedirettore Prezioso: «Crescita, bene la Puglia. Ora nuovi investimenti sul modello di Leonardo»
di Pierpaolo SPADA
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Giovedì 18 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 21:28

Crisi, ripresa e opportunità di sviluppo. Quale futuro per Sud, Puglia e Salento? Ne parliamo con il vicedirettore di Svimez, Stefano Prezioso.

Oggi a Expojob terrà una lectio magistralis basata sulle proiezioni tracciate da Svimez fino al 2025. Sud e Puglia restano ancora dei luoghi di fuga?

«Ormai si scappa pure dal Nord, che, però, non perde popolazione solo perché riesce ad attrarla dal Sud e un po’ dall’estero, quella meno qualificata. Comunque, le nostre previsioni Pil dicono che entro il 2025 la Puglia sarà la seconda regione del Mezzogiorno per tasso di crescita, dietro la Campania, perché si è consolidato un sistema produttivo che all’interno del Sud è più strutturato».

E come si rifletterà tale crescita sul mercato del lavoro?

«Il mercato del lavoro è andato molto bene già tra il 2019-23 in Puglia, benissimo nella provincia di Lecce, perché è cambiato il quadro delle politiche economiche.

Dopo 18 anni di politiche restrittive, tra il 2019 e il 2023 abbiamo avuto politiche espansive (reddito di cittadinanza, superbonus, ristori) che, paradossalmente, non hanno fatto esplodere il debito pubblico come, invece, accaduto durante i periodi di austerity (2008-2011 e 2011-13). La novità del periodo 2019-23 è dunque che il Sud non è rimasto indietro. Ora la sfida è mantenerlo agganciato al resto d’Italia».

Col taglio di incentivi e politiche di sostegno al reddito, dunque, il Sud rischierebbe di tornare indietro?

«Il rischio c’è, anche se ancora non lo prevediamo. Noi diciamo che tra il 2023 e il 2025 il Sud dovrebbe restare vicino al resto d’Italia. Le nostre previsioni sono state elaborate un mese fa sulla base di alcune ipotesi di politica fiscale che, però, non sono state poi dichiarate dal governo. Il Def (Documento di economia e finanza) traccia gli stati tendenziali, non dice cosa il governo voglia fare».

Secondo voi, cosa dovrebbe fare?

«Proseguire con la linea economica di sostegno all’occupazione e ai redditi e, tramite il Pnrr, investire risorse al Sud in modo da determinare il cambio dell’offerta attraverso la modifica delle strutture produttive locali. Solo se allarghi la base produttiva, infatti, il Sud corre».

E in che modo il Pnrr può contribuire ad allargare la base produttiva: infrastrutture?

«Sì. Ma serve anche una politica industriale per attrarre investimenti dall’estero e dal resto d’Italia. Pensiamo a Leonardo e al suo impatto in Puglia: se ci fossero 5 iniziative del genere, farebbero sentire il loro peso».

Intanto, però, nel Salento, tra il 2019 e il 2023 l’occupazione è esplosa: +16,5% (elaborazione su dati Istat), grazie anche alla straordinaria componente femminile. Come lo spiega? La crescita del settore moda è indubbia, ma può da sola motivare il boom?

«È successo anche in Campania, però l’occupazione non è cresciuta allo stesso modo. Non so dirle cosa sia avvenuto. Magari c’è stata una maggiore disponibilità di asili, capace di determinare maggiore disponibilità al lavoro da parte delle donne come nelle altre regioni del Sud non è accaduto».

Cresce anche il bisogno di immigrati che, in tanti, anche da queste parti, vorrebbero respingere?

«È l’altra componente decisiva. Dal 2001 al 2021, la Puglia ha perso 122.547 residenti, per effetto di un saldo migratorio negativo per 60.239 unità e di un saldo naturale negativo per 62,308 unità. La Lombardia nello stesso periodo ha attratto un milione di persone».

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