Prescrizioni dell'Aia fuori tempo massimo per l'ex Ilva di Taranto. Risposte il 18 luglio

La manifestazione di ieri sotto la prefettura di Taranto
La manifestazione di ieri sotto la prefettura di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 11 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:27

 Il ministero dell’Ambiente ha convocato per il 18 luglio la conferenza dei servizi decisoria sulle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto, non riuscirà ad ultimare entro il 23 agosto prossimo, data di conclusione della stessa Aia. Le prescrizioni in ritardo di attuazione sono cinque: smaltimento delle acque meteoriche agli sporgenti portuali e nelle aree dello stabilimento oggetto di sequestro (due misure distinte), smaltimento dell’amianto residuo, prevenzione antincendio, monitoraggio ambientale.

Le riunioni precedenti

Nelle precedenti riunioni su ciascuna prescrizione l’ex Ilva ha chiesto una proroga e avanzato delle proposte alternative-compensative in grado, ha sostenuto, di raggiungere gli stessi risultati delle prescrizioni. Su alcune, come l’amianto e il monitoraggio, c’è stato sostanzialmente un via libera, nel senso che le soluzioni indicate dall’azienda sono state accettate, mentre sull’antincendio si esprimerà il comando dei Vigili del Fuoco che dovrà decidere quali proroghe dare. Restano quindi le due prescrizioni relative alle acque meteoriche, per le quali AdI ha proposto di utilizzare impianti propri, già autorizzati, oppure esterni, in attesa di munire di impianti ad hoc sia gli sporgenti che le aree soggette a prescrizione. Le acque meteoriche sono infatti equiparate a rifiuti in virtù del loro contatto col suolo - e per di più con un suolo, quello del siderurgico, che ha già delle sue problematicità - e perciò vanno trattate per minimizzarne l’impatto ambientale e inquinante. 
Ora il 18 la conferenza dei servizi deciderà se le proposte formulate dall’ex Ilva vanno bene o meno. Tutto questo attiene l’Aia attuale. Per la nuova, invece, Acciaierie d’Italia ha già presentato richiesta lo scorso febbraio ma l’istruttoria deve ancora cominciare. Qui i tempi non saranno brevi. Si può infatti andare da alcuni mesi ad un anno. I tempi li decideranno il ministero e la discussione che si svilupperà. E anche se dal 24 agosto non ci sarà la nuova Aia, non vuol dire che l’azienda è scoperta sul fronte autorizzativo perché rimane in vigore l’attuale in regime di prorogatio.

L'udienza al Tar

Peraltro questo nodo ambientale si interseca con un altro: l’udienza al Tar di Lecce di dopodomani, Tribunale chiamato a decidere sull’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci del 22 maggio. La vicenda in sintesi. Contestando un progressivo aumento delle emissioni di benzene sulla base di rapporti di Arpa Puglia e Asl Taranto - aumento che però non ha mai sforato il valore soglia, fissato in 5 nanogrammi per metro cubo d’aria come media annuale -, il sindaco ha intimato ad AdI e ad Ilva in amministrazione straordinaria, rispettivamente gestore e proprietario degli impianti, di individuare e sanare in 30 giorni le cause alla base delle maggiori emissioni.

Se inadempienti, nei 30 giorni successivi le società dovranno spegnere gli impianti dell’area a caldo. Acciaierie d’Italia ha impugnato l’ordinanza ed è andata al Tar del Lazio. Quest’ultimo, però, ha stabilito il 21 giugno che la competenza territoriale non è a Roma ma a Lecce. L’azienda ha quindi riproposto l’impugnazione al Tar di Lecce, che il 23 giugno, con un decreto monocratico del presidente facente funzioni della seconda sezione, ha intanto sospeso l’ordinanza di Melucci e rinviato alla decisione collegiale del 13 luglio. I primi 30 giorni indicati nell’ordinanza del sindaco sono già trascorsi e adesso stanno trascorrendo gli altri 30. Il Tar di Lecce deciderà sempre sul cautelare, ovvero se confermare o meno, con una decisione collegiale e non più monocratica del presidente, la sospensione dell’ordinanza sindacale. Il 21 giugno, alla scadenza dei primi 30 giorni, AdI ha comunicato al Comune “di aver provveduto a verificare che gli impianti dello stabilimento siderurgico che comportano le emissioni di benzene (ed in particolare le cokerie) non evidenziano né hanno evidenziato anomalie di esercizio...” e che l’ispezione ordinaria da parte di Ispra ed Arpa ‘non ha evidenziato alcuna violazione di prescrizioni Aia rilevanti rispetto al benzene”. 

Lo sciopero nazionale


Ieri, intanto, all’ex Ilva c’è stato lo sciopero nazionale indetto da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm per chiedere al Governo il rilancio dell’industria. In mattinata, si è svolto un presidio sotto la Prefettura e il documento nazionale delle tre sigle sindacali è stato consegnato al capo di gabinetto del prefetto. L’astensione è stata nelle ultime quattro ore del primo e secondo turno e di otto ore nel terzo. Circa la possibilità di fare all’ex Ilva 8 ore di sciopero per turno, cioè l’intera giornata, così come proposto dalla Uilm, la Fiom precisa di essersi espressa a favore. Nelle motivazioni dello sciopero, un ruolo centrale ha la crisi della siderurgia. Rocco Palombella, segretario generale Uilm, ricorda che “l’ex Ilva si trova in una situazione di grave difficoltà, con record negativo di produzione e 3.000 lavoratori in cassa integrazione sino a fine anno per decreto del Governo senza accordo sindacale”. 

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