Ex Ilva, semaforo rosso di Comune e Provincia alla nuova Aia

Una veduta dell'ex Ilva
Una veduta dell'ex Ilva
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 14 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:59

Sul riesame dell’Aia chiesto al ministero dell’Ambiente da Acciaierie d’Italia, ex Ilva, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, mette i paletti. Si tratta dell’Autorizzazione integrata ambientale che arriverà dopo quella che scade il 23 agosto, per la quale l’istruttoria al ministero, sulla base della richiesta fatta dall’azienda, non è ancora cominciata, ma intanto Melucci, in una lettera al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, avverte: “Qualsiasi nuovo provvedimento autorizzativo dovrà essere vincolato alla riconversione dello stabilimento mirata alla tutela della salute e alla salvaguardia dei processi industriali”. Melucci ha spedito la lettera anche al ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. 

Il Tar 

Intanto, è questione di ore (forse già oggi) per la decisione del Tar di Lecce sull’ordinanza con cui il sindaco il 22 maggio ha intimato ad Acciaierie d’Italia e a Ilva in amministrazione straordinaria, rispettivamente gestore e proprietà impianti, di individuare e risolvere in 30 giorni le cause che hanno provocato, negli ultimi mesi, un aumento delle emissioni di benzene (cancerogeno) sebbene queste non abbiano mai superato i limiti, pari a 5 microgrammi per metro cubo di aria come media annuale.

Ieri c’è stata la camera di consiglio. Al collegio della seconda sezione toccherà decidere se mantenere il cautelare, cioé la sospensione dell’ordinanza, cosa già avvenuta giorni fa ma con un decreto monocratico del presidente della sezione in attesa dell’udienza di ieri, oppure confermare la validità dell’ordinanza sindacale. E in quest’ultimo caso lo scontro proseguirebbe perché, come già avvenuto nel 2020 e 2021, l’azienda si appellerebbe con una nuova impugnazione al Consiglio di Stato. I tempi per il Tar sono ormai stretti in quanto volgono al termine anche i successivi 30 giorni, trascorsi i quali, se inadempienti rispetto ai primi 30, AdI e Ilva in as dovranno fermare gli impianti da cui per il Comune provengono le emissioni. Questo infatti stabilisce l’ordinanza.

Lo scontro

Doppio conflitto, dunque, sull’ordinanza al Tar e sull’Aia futura al ministero, mentre è ancora aperta l’Aia attuale che risale al 2012, considerato che ci sono cinque prescrizioni ambientali che Acciaierie d’Italia ha detto di non riuscire a ultimare entro agosto. 
Di qui la richiesta di proroga e la presentazione di misure alternative sulle quali è convocata una conferenza decisoria al ministero il 18 luglio (si veda Quotidiano dell’11 luglio). Nella lettera spedita ieri, Melucci scrive che il riesame dell’Aia “non va assolutamente nell’ottica di contemperare le esigenze di riduzione del rischio sanitario conseguente ad un piano di riduzione sensibile delle emissioni inquinanti”. E ancora: “La richiesta di rilascio della nuova Aia nasce come già vetusta ed inadeguata e va nella direzione, inaccettabile, di puro adeguamento a processi produttivi e tecnologici di vecchio stampo, in contrasto con quelle che sono le finalità proprie della procedura amministrativa in argomento”. Con riferimento ad Acciaierie d’Italia, il sindaco evidenzia poi che “il gestore non è stato neanche in grado di completare nei termini originari le opere relative alle prescrizioni della vigente Aia, chiedendo e ottenendo rinvii che stridono con il percorso, non condiviso, così come individuato nei vari decreti susseguitisi nel tempo”. “È doveroso voler ancora una volta ricordare - scrive il sindaco - che studi ormai decennali individuano Taranto come bersaglio sanitario di una presenza industriale che non ha saputo tenere in considerazione la tutela e le esigenze di una collettività che ha pagato e paga ancora oggi un danno sanitario non accettabile, anteponendo al diritto individuale alla salute l’interesse ‘nazionale’ della produzione”. E nel nuovo procedimento di Aia, afferma Melucci, “non vi è traccia alcuna della volontà di procedere nella direzione del rinnovamento, pur ampiamente invocato e discusso, a favore della continuità produttiva di un impianto obsoleto dal punto di vista tecnologico e impiantistico”.
In quanto al Tar di Lecce, l’avvocato Francesco Saverio Marini, che assiste il Comune, dice a Quotidiano che «nell’udienza di ieri si è discusso, tendenzialmente è andata bene, ma previsioni è difficile farne. Si può immaginare, ma spero di sbagliarmi, che il cautelare possa essere confermato e l’ordinanza sospesa, poi nel merito si vedrà». E nel caso il Comune andrebbe al Consiglio di Stato? «Non lo so - dice Marini -, credo di no. Immagino che poi si andrebbe a verificare nel merito perché ritengo che qui ci siano ragioni per sostenere la legittimità dell’ordinanza. Ci sono argomenti che possono confermare le ragioni del Comune e quindi è possibile che poi nel merito ci diano ragione. L’udienza di merito dipende dal Tar ma è verosimile che nel momento in cui decidono il cautelare, possono fissare direttamente la data dell’udienza. Tra questa e la sentenza di solito passano venti giorni, un mese. Andremmo in ogni caso a dopo l’estate». 
E il verdetto relativo all’udienza di ieri arriverà fra quando? «Ventiquattro, massimo 48 ore» afferma Marini. Il Comune (ieri a Lecce anche Melucci) fa sapere che Legambiente ha formalizzato la sua costituzione nel procedimento e che pro ordinanza erano anche i legali di Provincia, Asl Taranto, Arpa Puglia e Regione Puglia, che hanno evidenziato “l’allarmante situazione che a livello sanitario un intero territorio è costretto a subire da decenni” e sottolineato “che a chiedere il rigetto della sospensiva e, di conseguenza, la piena operatività dell’ordinanza non c’è solo un’amministrazione, ma un’intera comunità. Una comunità che può veder scongiurato il danno sanitario soltanto grazie a interventi decisi e all’adozione di provvedimenti come quello che il sindaco Melucci ha firmato lo scorso 22 maggio”.

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